Giù la maschera

Vecchioni, buio a San Siro

Aveva iniziato così bene Roberto Vecchioni

Vecchioni, buio a San Siro

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Vecchioni, buio a San Siro

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Aveva iniziato così bene Roberto Vecchioni. Erano i favolosi anni '60 e lui voleva diventare un cantautore impegnato della più bella sinistra dura e pura. E poi è finito, l'altra sera, da Giovanni Floris, a cantare l'elogio di Carlo Calenda.

Aveva iniziato così bene Roberto Vecchioni. Erano i pessimi anni '70, e lui fu uno dei primi a prendersela coi giudici, un garantista puro, quando cantava «Signor giudice lei venga quando vuole,/ più ci farà aspettare più sarà bello uscire». E poi finì a fare i girotondi con i magistrati contro Berlusconi.

Aveva iniziato così bene Roberto Vecchioni. Erano i noiosi anni '90 e riuscì a cantare una canzone di sano sessismo, senza neppure la necessità di un'adeguata contestualizzazione, «Voglio una donna con la gonna». E poi è finito a farci i predicozzi contro il maschilismo da Fabio Fazio.

Aveva iniziato così bene, Roberto Vecchioni. Era il più grande di tutti, quello che cantava Luci a San Siro, riuscendo a farci superare anche la pregiudiziale interista. O L'uomo che si gioca il cielo a dadi. O perfino Samarcanda, che piaceva così tanto a Santoro. E adesso, per una vecchia storia, un furto di mutande a casa sua, durante una festa tra ragazzi - ma forse si ricorda male o si confonde - ha finito col farsi querelare per diffamazione da un La Russa qualsiasi. Neanche il padre, ma Geronimo.

Non è facile per una star.

Ma bisogna ricordarsi di uscire di scena prima che si spengano le luci.

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