L'articolo della domenica

Quel vento dell'ignoranza che arriva dai social

Gli algoritmi sono diventati maître à penser. E livellano ogni discorso verso il basso

Quel vento dell'ignoranza che arriva dai social

Qualche giorno fa il Giornale lanciava «l'allarme ignoranza» perché i risultati dei test dell'Invalsi hanno mostrato che moltissimi studenti delle nostre scuole non riescono a capire un testo scritto, non sanno la storia e la geografia, non imparano la matematica, non riescono ad argomentare. Oltre i cattivi ministri dell'Istruzione Luigi Mascheroni giustamente accusa la pedagogia che, per distruggere il nozionismo, ha proibito di imparare le cose. Io ricordo il maestro di mio figlio Giulio che gli aveva proibito di imparare le tabelline ma poi pretendeva che facesse le moltiplicazioni e le divisioni.

È una pedagogia che ha la sua radice anarchica in Rousseau e la sua matrice pragmatica negli Usa. Ne La democrazia in America Alexis de Tocqueville mette in evidenza che per gli americani la scuola serve per guadagnare mentre la cultura classica non serve a niente. «L'istruzione primaria - scrive - è alla portata di tutti mentre l'istruzione superiore non è quasi alla portata di nessuno... A quindici anni essi entrano in una carriera e così la loro educazione finisce nel momento in cui la nostra incomincia». Il livello culturale dei nostri giovani è stato solo portato al livello di ignoranza dell'americano medio.

A questo non ha però contribuito solo la pedagogia ma anche i grandi social: Google, Facebook, Twitter e Instagram che non si limitano ad informarti ma ti censurano e guidano il tuo pensiero. Recentemente ho messo sul mio Alberoni Magazine un articolo con un particolare (castigato) del quadro di Ingres, La grande odalisca: Facebook l'ha censurato come pornografia, ha bloccato tutte le mie attività di promozione e non c'è stato modo di parlare con qualcuno. Perché succedono queste cose? Perché i social (che sono smisurati monopoli sovranazionali) sono programmati da algoritmi progettati da giovani ingegneri americani, che non sanno niente della nostra cultura e ci censurano in base alle loro convinzioni e non ne rispondono a nessuno. Sono costoro oggi i maître à penser dell'Occidente che trascinano tutti nella mediocrità e nell'ovvio.

Essi standardizzano tutti i comportamenti, li livellano sui loro gusti e distruggono così l'alta cultura e le culture locali più originali.

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