Viviana Parisi stava male da quasi un anno. Tutto era poi peggiorato con il coronavirus e il lockdown. La religione aveva occupato un ruolo molto importante nella sua vita. Alcuni vicini l’avevano vista camminare con in mano la Bibbia, declamando versi, pochi giorni prima della scomparsa. E poi il rapporto con i suoi genitori e il marito Daniele, la corsa in ospedale, i momenti di serenità alternati a giorni agitati. Emanuele Bonfiglio, datore di lavoro e amico del papà di Gioele, ha raccontato come stava vivendo Viviana prima della tragedia. Daniele Mondello aveva stravolto la sua vita per stare accanto alla consorte e cercare di aiutarla. Aveva deciso di lasciare il lavoro che amava, aveva rinunciato alle sue tournée come dj e aveva accettato un impiego nella ditta del suo amico: guidava un pullman che porta anziani e disabili dall’entrata del cimitero fino alle tombe dei familiari defunti.
La corsa in ospedale
“Era da tempo che la moglie, di cui era innamoratissimo, stava male. Ma purtroppo non voleva farsi curare. Sto bene, sto bene, urlava ai parenti che la invitavano a prendere le pillole che le avevano prescritto all'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto quando Daniele era riuscito a imporsi e a portarla davanti a un medico” ha raccontato l’amico. Ma si rifiutava di assumere quei medicinali che avrebbero potuto magari aiutarla. Lo scorso giugno la telefonata allarmante a Daniele, durante la quale Viviana aveva detto di aver preso forse un dosaggio troppo alto di pillole. La corsa in ospedale e poi le dimissioni. Il legale della famiglia, Pietro Venuti, ha precisato che “quando il marito a giugno la porta al Policlinico di Messina lei sta bene, pressione a posto, cuore a posto, non le fanno la flebo e tanto meno una lavanda gastrica, le danno il carbone attivo come prevenzione antiveleno e la rimandano a casa. Il giorno dopo era al mare”. Non sembrerebbe quindi essere stato un tentativo di suicidio. Più probabile un modo per attirare l’attenzione di marito e familiari, far capire loro che qualcosa non andava.
Solo loro tre: Viviana, Daniele e Gioele
Sembra volesse Daniele solo per sé e che avesse fatto di tutto per allontanarlo dagli amici. La sua famiglia ideale: lei, il marito e il piccolo Gioele. Non aveva bisogno d’altro. O forse sì. Anche quando il figlio giocava con la nonna o la zia, Viviana era sempre presente, quasi a controllare che non accadesse nulla. Un attaccamento quasi morboso verso la sua creatura. Difficile per il papà pensare che abbia potuto fargli del male.
Bonfiglio ha raccontato che quella del 3 agosto non era stata la prima fuga della donna con il figlio. Era già capitato che si allontanasse per qualche ora con il bambino, per poi tornare come se niente fosse. Ma quel tragico lunedì 3 agosto né lei né Gioele hanno fatto ritorno nella loro abitazione. Quel giorno Daniele aveva chiamato Bonfiglio chiedendo un aiuto per cercare la moglie e il bambino. Il marito “aveva perfino deciso di vendere la casa a Venetico e di trasferirsi a Messina per stare più vicino ai genitori e alla sorella, in questa situazione difficile. Lui e Viviana avevano visto una casa qui, nel quartiere Tre Monti, a lei piaceva tanto. Ma quando gli agenti immobiliari erano andati a Venetico per valutare il loro appartamento lei li aveva buttati fuori” ha spiegato Bonfiglio.
Una situazione difficile per quell’uomo che non sapeva più come aiutare la donna che amava. A volte la 43enne usciva sul balcone e iniziava a declamare versi presi dalla Bibbia oppure a urlare: “Voi siete peccatori, figli di Satana, io credo in Dio!”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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