Cultura e Spettacoli

Mitoraj, un vero classico dell'arte contemporanea

Le sue statue si confrontano senza timore col passato, invitando alla riflessione sull'importanza della storia

Mitoraj, un vero classico dell'arte contemporanea

È morto in un ospedale di Parigi lo scultore polacco Igor Mitoraj, classe 1944. Nella capitale francese Mitoraj si era trasferito dal 1968. Particolarmente legato all'Italia, nel 1983 lo scultore aveva aperto uno studio a Pietrasanta. Nato da genitori polacchi a Oederan il 26 marzo 1944, Mitoraj studiò pittura all'Accademia di Belle Arti di Cracovia seguendo i corsi di Tadeusz Kantor. La «scoperta» del marmo come materiale arriva per Mitoraj nel 1979, quando si reca per la prima volta in toscana alle cave di Carrara. Il funerale dovrebbe tenersi proprio a Pietrasanta, ma la data è ancora da fissare.

Nella piazza dei Miracoli di Pisa campeggiano ancora le sue sculture, in una mostra dal titolo emblematico, Angeli , e oggi tristemente evocativo. Igor Mitoraj è scomparso ieri in un ospedale di Parigi a soli settant'anni. Soli perché un artista come lui avrebbe avuto ancora moltissimo da dare: nuovi territori da esplorare, altre immagini per raccontare una visione dell'arte complessa, sospesa a metà tra la voglia del classico e quella di sondare le possibilità contemporanee della scultura figurativa, senza mai cadere nella banalità del già visto o del cliché. Intellettuale apolide, uomo affascinante e di grande bellezza come può esserlo solo chi è abituato a dedicarsi quotidianamente a essa, di recente aveva inaugurato la nuova galleria di Stefano Contini a Londra realizzando, anche sul difficile mercato inglese, uno straordinario sold out. «Oltre a un grande artista con cui ho collaborato per vent'anni - lo ricorda Contini - ho perso uno dei miei migliori amici. Ciò che non si perderanno sono invece le sue opere, destinate a sopravvivere come punto fondamentale nella storia del '900».

Nato in Polonia a Oederamm nel 1944, si trasferisce a Parigi nel 1968. A fine anni '70 «scopre» l'Italia, i marmi e i metalli di Pietrasanta e infatti decide di passare buona parte dell'anno in Versilia alternandola a soggiorni più quieti in Provenza. Della vivacità culturale di Pietrasanta, Mitoraj è stato uno dei protagonisti: lo trovavi al tavolo dell'Enoteca con gli amici, e andarlo a trovare in studio, a pochi chilometri dal centro, ti permetteva di entrare nel suo mondo e discutere amabilmente con lui di futuri progetti. Di Pietrasanta Igor era diventato cittadino onorario e da tempo si parlava di una sua grande mostra programmata per la prossima estate.

Ha esposto in luoghi davvero prestigiosi, quasi sempre segnati da un'eredità storica che Mitoraj sapeva sempre girare a suo vantaggio: Castel Sant'Angelo a Roma, Palazzo Strozzi a Firenze, le Tuilleries a Parigi, i Mercati Traianei ancora a Roma, il panorama mozzafiato di Ravello sulla costiera amalfitana, la Valle dei Templi ad Agrigento. Sue sculture monumentali si trovano in diverse piazze italiane, a Milano e Roma, ormai parte dell'arredo urbano, quello che non turba e non offende ma invita alla riflessione.

Igor Mitoraj piaceva a tutti, sia agli addetti ai lavori sia al grande pubblico, perché il suo lavoro di scultore e pittore è capace di parlare insieme al cuore e alla mente. Tra le più straordinarie doti di Mitoraj c'è quella di non temere il confronto con la storia, l'architettura, il paesaggio. Le sue opere, per essere apprezzate, non hanno bisogna dell'ideologia del cubo bianco: si relazionano, anzi più correttamente dovremmo dire accettano la sfida di dialogare con la memoria, che soprattutto in Italia è schiacciante. Mitoraj, invece, non lottava ma ci entrava dentro con tutta la bellezza di cui era capace. Per lui l'arte di fare mostre significava cercare luoghi intrisi di passato dove sovrapporre il proprio linguaggio contemporaneo che non si limitava a una breve e contingente riflessione sull'attualità. Piuttosto al mito e alla leggenda di noi umani. Maestro del segno ambiguo e indecifrabile, è riuscito a vincere la scommessa per cui la storia non è luogo di conflitto ma immenso bagaglio di immagini e suggestioni. C'è persino un significato «politico» in questa sua idea: ci ricordava Mitoraj che il passato è fondamento della democrazia e della libertà e che la fretta di cancellarlo è tipico dei regimi dittatoriali fondati sulla mancanza di memoria.

Un gigante dell'arte del '900 si è appena trasformato in un angelo.

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