Cultura e Spettacoli

Caro Benigni, quanta retorica sulla Costituzione

Quando i comici non fanno ridere. Abbiamo davvero la Carta "più bella del mondo"? Non scherziamo...

Caro Benigni, quanta retorica sulla Costituzione

Fra tante notizie che si affollano sulle prime pagine dei quotidiani, fra tanti commenti che, secondo un tipico costume del giornalismo italiano, fanno aggio sulle notizie, non mi è capitato ancora di leggere qualcosa sul programma di Roberto Benigni, La più bella del mondo, che andrà in onda su Raiuno il 17 dicembre in prime time.

«La più bella del mondo» sarebbe la Costituzione italiana, che il comico toscano ha definito (la sua competenza giuspubblicistica è ben nota) «un libro straordinario». «Finora mi sono occupato di Dante -ha detto-; qui siamo nel cielo degli uomini, a uno dei punti più alti raggiunti dagli uomini. In questo momento in cui ci stiamo perdendo, ci stiamo sperdendo davvero, bisogna andare a chiedere a chi ci ha indicato la strada da che parte andare. Gli autori della Costituzione ci hanno illuminato la strada della felicità con regole semplici semplici, i dodici principi fondamentali» che «tanti Stati hanno copiato». Insomma, secondo il Premio Oscar, come Dante ha scritto la Divina Commedia così i nostri padri costituenti hanno scritto l'Umana Commedia. Benigni è effettivamente un comico coi controfiocchi: paragonare gli estensori della nostra Carta a Dante e a Brunelleschi significa avere un'immaginazione fervida fatta apposta per commuovere augusti retori della Repubblica come Carlo Azeglio Ciampi.

Diceva Ennio Flaiano che in Italia ci sono due specie di fascismo: il fascismo e l'antifascismo. La trasmissione di Roberto Benigni ne è la più convincente riprova. «I dodici principi fondamentali» che «tanti Stati hanno copiato» riportano alla mente refrain antichi, vanterie provincialotte delle quali oggi siamo portati a vergognarci e sulle quali il Tempo ha disteso il suo velo pietoso. Sulla Critica Fascista del 15 novembre 1927-VI, si poteva leggere: «Lo Stato corporativo rappresenta forse la più degna e completa affermazione del Fascismo dinanzi al mondo. Soltanto attraverso lo Stato corporativo noi possiamo affermare di aver superato il liberalismo, di aver integrata e trasformata la democrazia, di aver distrutto i miti e raccolto le verità del socialismo».

Per i retori della Costituzione, la mirabile opera di sintesi non è merito del fascismo ma dell'antifascismo. Gli ingredienti, però, sono gli stessi: l'individualismo liberale va «superato», la democrazia va «integrata» e «trasformata», in modo che non sia più formale e rituale ma esprima -anche sulle piazze- le aspirazioni e i bisogni del popolo, le verità del socialismo vanno «raccolte» e i suoi miti distrutti (chi pensava più, in seno all'Assemblea Costituente, a un'economia collettivistica di tipo sovietico?). Forse è proprio la «sintesi» il segno di Zorro del fascismo eterno che non riusciamo a cancellare.

Quella del duce e di Giuseppe Bottai era una sintesi autoritaria, imposta dall'alto, con gli strumenti istituzionali di uno Stato asservito alla dittatura e organizzatore del consenso totalitario attraverso una propaganda capillare - pur se rivelatasi inefficace nel nostro paese, dove il carattere degli italiani, le tradizioni, le «culture» sono sabbie mobili in cui sprofonda ogni progetto riformatore. Quella del buonismo democratico-costituzionale è una sintesi che non porta gli «apoti», quanti «non se la bevono», davanti al Tribunale Speciale né li condanna al carcere o al confino in Lucania ma li delegittima sul piano etico-politico, li degrada a cittadini-zombi: negare che la nostra Costituzione sia «la più bella del mondo», significa essere in malafede, stare sul libro-paga di Berlusconi, non far parte della «gente perbene».

Che la sintesi buonista sia preferibile a quella fascista è scontato ma è innegabile che la forma mentis sia la stessa: ci sono valori buoni che tutti sono tenuti a condividere, orgogli che tutti debbono sentire - «Lo Stato corporativo rappresenta forse la più degna e completa affermazione del Fascismo dinanzi al mondo», «Gli autori della Costituzione ci hanno illuminato la strada della felicità con regole semplici semplici, i dodici principi fondamentali» che «tanti Stati hanno copiato» - e ci sono critiche che pongono gli individui che le avanzano al di fuori della Patria o dell'Umanità.

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