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Altro che bancarotta, Pistorius si dà al cinema con Charlize Theron

In preparazione una pellicola ispirata alla sua storia, l'atleta accusato di omicidio sarà interpretato da Ryan Goslin

Altro che bancarotta, Pistorius si dà al cinema con Charlize Theron

Altro che rischio bancarotta. Le finanze di Pistorius «corrono» che è un piacere. E ora a rimpinguare il suo conto in banca (intaccato solo parzialmente da parcelle di avvocati e guai col fisco) arriverà anche un film. La somiglianza c'è, eccome. Ryan Gosling sembra infatti il fratello gemello di Oscar Pistorius e Charlize Theron pare la sorella di Reeva Steenkamp. Un attore, un'attrice, un campione di atletica (accusato di omicidio) e una modella (morta ammazzata).
Gli ingredienti per un bel fumettone ci sono tutti. Peccato che la povera Reeva sia l'unica a non potersi godere lo spettacolo. Lei, in questo quartetto molto glamour, è l'unica a non esserci più. A ucciderla - volontariamente o involontariamente lo stabilirà il giudice - è stato il suo ex fidanzato: l'atleta paralimpico più famoso del modo, Pistorius detto Blade runner, ma anche - dopo l'accusa di omicidio - Blade gunner (da gun, che significa pistola). Proprio quella pistola con la quale la notte di San Valentino Oscar freddò con tre proiettili la sua «amata»(?) Reeva. Da allora Pistorius non è più lo stesso: nel senso che le cose hanno cominciato a girargli perfino meglio di prima. Sì, avrà pure fatto una settimana in cella di sicurezza. Ma, a parte questo, la Holding targata Pistorius è subito riuscita ad ottimizzare la disgrazia. Il giudice gli ha prima riconosciuto la libertà su cauzione (85 mila euro, briciole per uno che guadagna milioni), poi gli ha concesso libertà di movimento con la singolare motivazione che «con le protesi in carbonio non può certi fuggire...». Insomma, la sensazione è che per Oscar la giustizia sudafricana non abbia alcuna intenzione di usare la mano pesante. Il 4 giugno inizierà il processo e l'aula del tribunale di Johannesburg si trasformerà, mediaticamente, nell'ombelico del mondo. Pistorius continua a sostenere di aver scambiato la Steenkamp per un ladro, e di aver quiondi fatto fuoco convinto di avere davanti un malvivente. La sua versione dei fatti non convince pienamente ma c'è da scommettere che basterà per un verdetto di «non colpevolezza».
Intanto Oscar - facendo onore al suo nome - ha già detto sì a un film candidato alla «statuetta» che a Los Angeles stanno preparando sulla sua un film sulla vicenda. Pare che siano già pronti anche due copioni e che a interpretare Reeva ci penserà Charlize Theron, anche lei sudafricana. E il ruolo di Pistorius? Alcune voci provenienti dagli Studios di Cape Town parlano di Ryan Gosling che attualmente sta vivendo un periodo d'oro e che si sta preparando anche alla sua prima esperienza da regista. Dall'entourage del campione non arrivano però conferme, mentre è sotto gli occhi di tutti l'istant e-book che ripercorre l'omicidio Reeva al quale sono dedicati ben altri tre libri di prossima uscita. Ma guai a farlo sapere a Pistorius che, ufficialemnte, rimane interessato solo alla sua professione: l'atletica. Parlando con il suo allenatore Ampie Louw, Oscar si è infatti detto pronto «a intensificare gli allenamenti». Dopo la riconsegna del passaporto che ha permesso a Pistorius di espatriare, l'atleta paralimpico è tornato a fare la sua vita di sempre (forse con quale festa sbevazzata di troppo, almeno così giurano i giornali di gossip); qualche rivista rosa è arrivata perfino a testimoniare di «notti brave» in cui Oscar avrebbe «palpeggiato» più di una ragazza. Un comportamento strano, per uno che all'indomani della morte di Reeva si dichiarava «inconsolabile» e «distrutto dal dolore».
La stampa sudafricana (soprattutto le commentatrici di sesso femminile) vanno giù duro: «Non va dimenticato che già in passato Pistorius era stato denunciato per molestie ad ex fidanzate ma si sa, talvolta il denaro è sufficiente a far tacere voci troppo indiscrete e fastidiose e a risolvere situazioni che potrebbero intaccare una carriera intoccabile. Soprattutto in uno Stato come il Sudafrica (ma non solo qui disgraziatamente) ancora in via di sviluppo in cui perdura una sottocultura maschilista che giustifica gli abusi, convinta che avere rapporti con donne vergini possa curare e prevenire l'Aids o che violentare una donna omosessuale possa servire a farla tornare eterosessuale». Parole dure, anche con qualche venatura delirante. Ma il suo agente, Peet Van Zyl, lo giustifica come farebbe un padre con un figlio un po' discolo: «È chiaro che Oscar deve prendere ancora tempo in mezzo a questa tragedia. Secondo me e secondo il suo allenatore l'idea di farlo distrarre un po' in qualche festa è una buona idea. Un modo per fargli riprendere una routine». Peccato che, per un atleta del suo calibro, la «routine» dovrebbe essere quella di allenarsi, mica di fare le ore piccole tra un flirt e un cocktail. Anche perché i mondiali di agosto a Mosca sono alle porte e, ancora più alle porte, sono i giochi paralimpici di luglio in Francia.

Per quella data Oscar avrà risolto i suoi guai giudiziari? Correre con una catena e una palla al piede sarebbe impossibile anche per uno come lui, abituato a sfrecciare con gambe in fibra di carbonio.

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