Cultura e Spettacoli

Le autostrade del mare nello spirito della pace

Ricordare la storia del Mediterraneo è utile in una società come la nostra che ha la memoria molto corta

Le autostrade del mare nello spirito della pace

In questi anni i media riflettono eventi violenti e drammatici che si svolgono sulle rive del Mediterraneo. Sembra che le guerre, i fanatismi, le incomprensioni non debbano mai finire e quanti credono nei valori della pace e dell’uguaglianza, nell’incontro tra lingue e culture, nella fratellanza universale, stanno vivendo momenti di scoraggiamento. Quel Mare Nostrum che è sempre stato il luogo azzurro dei traffici, degli scambi economici e culturali tra popoli e paesi sembra abbia perduto il suo ruolo storico e si appresti a divenire teatro di guerra.

Ricordare la storia del nostro mare è utile in una società come la nostra che ha la memoria molto corta. Dobbiamo ricordare i primi abitatori, quelli che gli archeologi hanno definito “i popoli del mare” che furono i padroni dei traffici tra oriente ed occidente scambiando i nostri metalli contro i preziosi manufatti orientali; da loro si sviluppò la grande civiltà fenicia che precedette quella della Magna Grecia, tutte culture dove il mare fu protagonista. Che lo fu anche della storia di Roma con i suoi magnifici porti cosmopoliti di cui visitiamo e studiamo ancora le vestigia da Pozzuoli, e poi Ostia, alle grandi città nord africane e orientali. E poi dobbiamo celebrare il Medioevo che, ben lungi dall’essere un periodo depresso, diede vita alla grande Civiltà Islamica, aperta e tollerante, che si estendeva orizzontale dalla Spagna alle Indie e, nelle parole del Profeta, incoraggiava i suoi fedeli innanzitutto ad istruirsi “arrivando fino alla Cina”. L’istruzione e il viaggio come precetto religioso, concetto che fa a pugni con l’iconoclastia di questi giorni propugnata da un autodefinito califfato islamico che di islamico non ha nulla a partire dal disprezzo per l’arte e la cultura. Quella civiltà gettò invece nel Medio Evo il seme del Rinascimento Italiano anche attraverso rapporti con i monasteri, luoghi di culto ma soprattutto di cultura, dove si traducevano i testi arabi che, a partire dalla grande Biblioteca di Alessandria, avevano mutuato i testi della sapienza greca purtroppo dispersi da noi, traducendoli in arabo. Ricordiamo che al Medio Evo e i suoi monasteri sull’acqua dobbiamo anche la formulazione della scrittura cirillica. Poi ci furono le celebri Repubbliche Marinare che per fortuna si studiano a scuola. Da Genova ad Amalfi, da Pisa a Venezia furono reti di commercio e cultura in tutto il mondo conosciuto, da lì nacque la diffusione della carta e la Scuola Medica Salernitana solo per citare due elementi.

Ma se non vogliamo andare troppo indietro nel tempo basta raccontare del Settecento Napoletano con la città capitale seconda solo a Londra, del grande impulso della marineria italiana nell’industrializzazione ottocentesca con i suoi meravigliosi velieri.

Più tardi la scoperta della trazione a vapore ne moltiplicò l’energia e si vararono le Città Galleggianti, l’eccellenza italiana delle navi passeggeri che trasportavano uomini e idee su e giù per i continenti fino agli anni cinquanta.

Persino la storia della pirateria che altro non era nei secoli dal cinquecento all’ottocento che armatoria privata, militare e commerciale al servizio degli stati, flotte a pagamento insomma per far fronte al bisogno di commerci e traffici che mai si è fermato davanti a nulla ed ha reso grande anche la potenza, il commercio e la cultura ottomana con ammiragli passati alla storia come sovrani del mare come il Barbarossa e Dragutt.

La guerra non ha mai fatto bene agli scambi commerciali e alla navigazione e il periodo recente è stato per il Mediterraneo forse il più buio. Ma fortunatamente anche la Comunità Europea vi si affaccia e questo grande paese sovranazionale che è l’Europa è stato insignito meritatamente del premio Nobel per la Pace per essere il luogo più a lungo soggetto di una pace duratura, grazie alla democrazia conquistata in tutto il continente.

La pace non è un solo un vocabolo filosofico o una pia intenzione, la pace è anche una precisa scelta commerciale che si ispira ad un’idea di libero scambio, di benessere diffuso, di spinta allo sviluppo, di sapienza condivisa e di arricchimento culturale, insomma la pace da impulso al commercio, il commercio rafforza la pace.

La Comunità Europea che ai valori della politica e della solidarietà è ispirata fin dal suo sorgere, sta portando avanti un grande progetto che pochi ancora conoscono e porterà ad uno storico progresso nella comunicazione e negli scambi commerciali tra tutti paesi, le Autostrade del Mare.

Nel lontano 2001, nell’ambito della Trans European Transport Network, nacque questa geniale idea di incentivare le rotte marine dedicate alla navigazione veloce soprattutto mercantile e connetterla attraverso lo sviluppo delle infrastrutture a terra al trasporto su ruote e su rotaia. Negli anni questa intuizione prende corpo e si sviluppa.

Le rotte previste, attraverso il potenziamento delle flotte, dei porti e del controllo satellitare sulla navigazione, metteranno in stretto e costante rapporto il Mediterraneo europeo con l’Atlantico e il Baltico a nord, con i paesi orientali e la sponda sud del Mare Nostrum.

Per comprendere appieno la portata storica di questa scelta europea bisogna ricordare che il trasporto marittimo costituisce già il 90% dei trasporti nel mondo e continua ad aumentare con la delocalizzazione dell’industria. Il progetto Autostrade del Mare prefigura entro il 2020 l’aumento del 70% per il traffico mercantile e la connessione al commercio mondiale delle aree più periferiche d’Europa (in particolare le isole e i luoghi per raggiungere i quali si devono attraversare catene montuose) attraverso una stretta sinergia tra i porti tra di loro ma anche riducendo enormemente il trasporto via terra e coordinandolo con gli approdi più importanti debitamente riqualificati. Oggi s’intravede la luce dopo anni di crisi economica e l’Europa si prepara a fronteggiare la ripresa produttiva rafforzando la sua politica dei trasporti delle merci.

Le Autostrade del Mare s’inseriscono in prima linea nella politica europea di mobilità sostenibile. Il traffico di terra sarà enormemente snellito, si elimineranno le code sulle autostrade, si risparmierà sull’usura dei mezzi su ruote che attraversano di continuo e in modo massiccio il continente e sulle fatiche e gli incidenti che capitano ai camionisti costretti oggi a turni massacranti, si ridurrà fortemente l’inquinamento acustico e i consumi di gasolio di circa 200 milioni di tonnellate annue. Spostare le merci dalla strada con un sistema integrato nave-camion\treno permetterà l’abbattimento delle emissioni di CO2 di 400 tonnellate annue, praticamente dimezzandole.

L’Italia ha un ruolo di protagonista per la sua posizione geografica centrale, quasi un molo naturale del continente e i nostri porti hanno così l’occasione di riprendere in mano la loro storia gloriosa e riconquistare il ruolo di motore dell’economia e della civiltà del Mediterraneo, ristabilendo la coesione pacifica tra i paesi che vi si affacciano.

Il progetto è affascinante ma non si tratta di un sogno grazie anche all’impegno pionieristico della nostra compagnia armatoriale, il Gruppo Grimaldi che esprime anche il presidente degli armatori italiani ed ha sposato l’idea fin dall’inizio. La Compagnia ha di recente lanciato molte nuove linee che danno un importante contributo allo sviluppo dell’economia in tutte le regioni interessate dal loro Network di Autostrade del Mare. Con i nuovi servizi il gruppo napoletano rafforza la propria leadership nei collegamenti europei per passeggeri e merci, portando a circa 30 il numero di Autostrade del mare Grimaldi Lines tra Italia, Spagna, Francia, Tunisia, Malta e Libia. Il porto di Salerno è un buon esempio, è già stato attrezzato ed è operativo, alleggerendo notevolmente il traffico sulla famigerata Salerno-Reggio Calabria.

Le Autostrade del Mare italiane attualmente attive coinvolgono anche i porti di Genova, Trieste, Ravenna, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Catania, Messina, Palermo. Quelle internazionali Barcellona, Valencia, Terragona, Tolone, Patrasso, Istambul, Tunisi. Negli ultimi anni c’è stato un aumento costante (circa il 20% annuo) del traffico pesante trasferito sulle rotte marittime. Il nostro paese è il primo tra i paesi UE per le merci trasportate nel Mediterraneo e nel Baltico, partner privilegiato per il commercio marittimo in molti paesi extraeuropei come la Turchia, l’Egitto, la Libia.

Per sostenere la diffusione e l’uso delle Autostrade del Mare la UE e il Governo Italiano, attraverso la società ‘Rete Autostradale Mediterranea’ nata nel 2004, hanno predisposto un sistema di rimborso economico fino al 30% del costo dei biglietti marittimi, l’Ecobonus, per gli autotrasportatori che scelgono le Autostrade del Mare, rendendo i costi inferiori della metà di quelli via terra.

L’Ecobonus italiano è stato senz’altro utile ma per dare impulso alla crescita costante delle Autostrade del Mare in Europa e in Italia è necessario che le istituzioni governative lavorino ulteriormente sulle infrastrutture portuali e sui propulsori energetici marini di nuova generazione.

E’ entusiasmante poter pensare che l’Italia, paese ricco di porti, circondato per tre quarti dal mare e storico trait d’union tra l’Europa, il Mediterraneo e il mondo, ritorni ad avere un ruolo centrale produttivo, diplomatico e pacifico nello scambio commerciale e culturale tra i popoli. E’ senz’altro questa la nostra vocazione come tutta la nostra storia testimonia. Una vocazione che costituisce l’unicità italiana, che ci ha resi speciali nell’impulso rigoglioso delle arti e della scienza dagli albori della civiltà.

Sempre, ma soprattutto nei periodi più bui, questa nostra lunghissima storia ci ha salvato attraverso le eccellenze umane che ha prodotto, anche oggi benefichiamo dei risultati ottenuti nei tempi più civili e pacifici per il nostro paese.

E questi risultati che costituiscono la nostra identità li dobbiamo al mare.

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