Cultura e Spettacoli

Borletti Buitoni, se l'unica cosa «controcorrente» sono i capelli...

Se non fosse stata di un viceministro alla Cultura, non ne avremmo parlato; ma essendolo, l'ultima fatica letteraria di Ilaria Borletti Buitoni, Cammino Controcorrente (Mondadori), non può passare inosservata. Non fosse altro che la signora Borletti Buitoni Dell'Acqua (Mazzanti vien dal Mare, avrebbe aggiunto Fantozzi) è appunto un «noto» politico italiano, e non solo per la chioma fonatissima, ma perché dopo essere stata presidente del Fai, è oggi sottosegretario al Mibact (in quota Scelta Civica). Quello che fin dall'inizio stupisce è il titolo dal sapore montanelliamo: è possibile, viene da chiedersi, che una dama con tanti cognomi e un'assoluta mancanza di ironia, se non fosse per un breve inciso divertente sui propri capelli, possa davvero aver avuto una vita «controcorrente»?

Scopriamo invece che Ilaria non è stata fortunata, come il cognome plurimo possa far presagire, bensì abbia avuto vicissitudini perigliose: come quando si occupava del collegio elettorale di Como-Varese-Sondrio di Susanna Agnelli (“Suni” in famiglia o per gli amici, tiene a sottolineare) e ricorda «le difficoltà di inserirsi in una regione fortemente connotata dalla Democrazia Cristiana... giravamo spesso per la Valtellina... erano giorni di lunghi pranzi a base di squisiti pizzoccheri». Oppure, quando volendo fare volontariato, perlustrava l'Africa come Karen Blixen, scambiando il Kenya per la campagna senese. O infine, quando parlando di amici, cita i sodali milanesi della propria famiglia i cui cognomi «terminavano in “etti” come Bassetti, Aletti, Zambeletti...» e che erano «diversi ma simili», ed enumera anche i nuovi amici provenienti da lontano, più chic di quelli meneghini (pur importanti), amici fraterni, scienziati israeliani, poeti, archeologi, collezionisti d'arte... D0altronde la signora Borletti Buitoni assiste a convegni dal titolo «pregnante» (tipo: «E non ci fanno volare»), a cui seguono «ricchi» dibattiti, da cui scaturiscono spesso «manifesti per la riforma del Terzo Settore».

Tralasciamo il resto, nel più puro e scontato radicalchicchismo, tralasciamo la lettura socio-politica degli ultimi quarant'anni, davvero esilarante, tralasciamo le velleità finto rivoluzionarie, la retorica degna di altri temi, e perfino i pizzoccheri; resta difficile comprendere da chi sia stata organizzata e a chi sia destinata, la candid camera stile Nanni Loy: all'autore, all'editor di Mondadori, al recensore, o al lettore.

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