Cultura e Spettacoli

Brian Eno, note che uniscono noi e l'Oriente

Il filosofo Ludwig Wittgenstein paragonò, una volta, la comprensione di una frase a quella di un tema musicale. Intendeva dimostrare che il linguaggio non è solo la rappresentazione di una realtà esterna e oggettiva, ma che esiste in se stesso, proprio come una melodia non rappresenta null'altro che le note suonate nell'ordine e con il tempo previsto dal compositore. Al contrario della pittura e della scultura, arti visive che spesso rappresentano o interpretano la realtà, la musica è un mondo quasi magico, e sicuramente meraviglioso, che, a partire dall'avvento della radio e degli strumenti tecnologici atti a riprodurla a proprio piacimento, viene ascoltata, o meglio, consumata, in quantità colossali da chiunque. Bombardati come siamo da sottofondi musicali e ritornelli di ogni tipo, probabilmente non facciamo caso al possibile significato della musica.

Un aiuto a esplorare il lato filosofico della musica contemporanea ci viene da un agile volume di Leonardo Vittorio Arena, dedicato a Brian Eno. Filosofia per non musicisti (mimesis, pagg. 70, euro 6). Sinologo professionista e musicista dilettante, l'autore ci guida con passione e competenza nel mondo della musica elettronica e ambient, di cui l'ex Roxy Music è un protagonista. La musica di Eno, soprattutto quella delle ultime opere come Lux , è evocativa, e non segue affatto il modello occidentale, da lui chiamato «orizzontale» perché "inizia in un punto A, si sviluppa fino al punto B e finisce al punto C in una specie di progressione logica».

La musica di Eno vorrebbe, invece, essere «verticale», e creare, o meglio, evocare, la piena consapevolezza di ogni istante, unico e irripetibile come l'eterno ritorno di Nietzsche o, più appropriatamente, uguale al risveglio insegnato dal mistagogo caucasico G. I. Gurdjieff, che fu anche musicista, come sa chi ama Keith Jarret, un altro musicista apprezzato da Eno e citato da Arena. Musica per filosofi, insomma, oltre che filosofia per non musicisti, dato che, per ascoltare, e soprattutto apprezzare, le ultime opere di Brian Eno, bisogna essere dotati di una sensibilità non comune.

Con un paragone azzeccato, Arena cita Heidegger e la metafora dei suoi Sentieri interrotti (Holzwege), che bisogna essere disposti a seguire, abbandonando la strada principale, per affrontare l'incognito, l'inaspettato, ovvero, in fondo, il destino.

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