Cultura e Spettacoli

Campiello: vince la saga familiare di Carmine Abate

«S tavolta sapevo che me la sarei giocata, mentre otto anni fa non avevo speranza. E non mi aspettavo questo distacco, uno dei maggiori degli ultimi anni. Con me ha vinto la famiglia Arcuri, che non si arrende sotto il fascismo, alla mafia e ai "signori del vento", che costruiscono pale eoliche. Vorrei ce ne fossero di più di famiglie così. Sia chiaro, non sono contrario alle energie alternative, ma davvero non capisco perché per costruire le pale si scelgano proprio i luoghi più belli della Calabria». Supervincono la 50esima edizione del Campiello, con 40 voti di scarto, famiglia, Novecento, difesa della terra, memoria: le parole chiave de La collina del vento (Mondadori) di Carmine Abate, vincitore assoluto - con 98 voti su 273 - sono le stesse che vennero usate per un'altra saga fortunatissima, quella dei Peruzzi di Antonio Pennacchi, sempre Mondadori, editore che si è aggiudicato anche lo Strega 2012.
Promosso e organizzato da Confindustria Veneto, il Premio ieri sera ha visto come sempre alla Fenice di Venezia il gran finale: a contendersi la «vera da pozzo» con Abate, Francesca Melandri con Più alto del mare (Rizzoli), 58 voti, Marcello Fois, Nel tempo di mezzo (Einaudi), 49 voti, le 36 preferenze per Marco Missiroli con Il senso dell'elefante (Guanda) e le 32 per Giovanni Montanaro con Tutti i colori del mondo (Feltrinelli). La saga di Abate è quella degli Arcuri, che difendono una collina calabra - l'autore è nato a Carfizzi, paese arberesh (di etnia albanese) della Calabria, è emigrato in Germania, dove ha esordito come narratore, oggi vive a Trento ed è al settimo romanzo - da ferite e assalti: una storia «eco-emotiva» che ha al centro la figura di un padre, personaggio cardine anche per i romanzi di Missiroli, Melandri e Fois. Il rapporto dello scrittore con la sua terra di origine è strettissimo: «Ho subito pensato che l'unico altro calabrese che abbia vinto il Campiello è stato Saverio Strati nel 1972. Eppure io stavolta concorrevo contro scrittori che hanno già vinto ovunque come Fois e Melandri. Ho cercato di dare risposte sul perché sia piaciuto tanto ai lettori, ma devo dire che non lo so. Forse per i colpi di scena, forse perché è un romanzo vero, senza furbizie, dove c'è di tutto, come nella vita, e non tutto è dramma e tragedia. Non c'è buio, ma speranza. Se poi qualcuno mi dicesse che una famiglia come gli Arcuri al Sud non c'è, potrei dargli anche ragione. Ma compito della letteratura è di essere etica».
Un Campiello sereno, senza polemiche, che si chiude all'insegna dell'amicizia tra i finalisti, selezionati dai Letterati con Presidente Massimo Cacciari, mentre fra i 300 Lettori che hanno scelto il vincitore i noti sono Gabriele Basilico, Samuele Bersani, Luisella Costamagna, Paolo Guzzanti e Gaetano Pesce.

Premio Opera Prima al regista Roberto Andò per Il trono vuoto (Bompiani) e alla carriera a Dacia Maraini - vinse il Campiello nel 1990 - come «uno dei più sicuri punti di riferimento della narrativa contemporanea».
SVit

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