Cultura e Spettacoli

Il "caso Moro" diretto dal maestro Igor Markevic

Torna il libro sabotato

Il caso Moro l'abbiamo appiccicato addosso, a 36 anni dai fatti. Processi, confessioni, ombre, nuove piste (qualche giorno fa il procuratore generale di Roma ha chiesto di procedere a carico di Steve Pieczenik, funzionario del Dipartimento di Stato Usa e superconsulente del ministro dell'Interno Cossiga nei giorni della crisi, in quanto vi sarebbero «gravi indizi» circa un suo concorso nell'omicidio del leader Dc).

E poi le indagini giornalistiche, come quella condotta da Giovanni Fasanella e Giuseppe Rocca attorno alla figura del celebre direttore d'orchestra russo, naturalizzato italiano, Igor Markevic (1912-83), personaggio complesso e affascinante, uomo coltissimo, amico del bel mondo culturale di mezzo '900, da Cocteau a Berenson, marito della duchessa Topazia Caetani, della storica famiglia della nobiltà romana, proprietaria da secoli dell'omonimo palazzo, sotto il quale, appunto, fu ritrovata la R4 amaranto col copro del leader Dc il 9 maggio 1978. Attualmente la Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro sta concentrando l'attenzione sulle fasi finali del sequestro, e su chi e perché decise l'eliminazione fisica dell'ostaggio, quando tutto fa credere che fino all'ultimo Moro stesse per essere liberato. «Pensare che Andreotti e Cossiga volessero la morte del loro compagno di partito è la cosa più lontana dalla realtà che si possa pensare. Erano altri, e non in Italia, coloro che spinsero le Br a sparare, per far sì che il Paese rimasse politicamente fermo, e succube ad altri interessi», è l'idea di Fasanella. «Vaticano, Dc e tanti altri, nonostante la linea della fermezza, lavorarono per la liberazione, trattando con i brigatisti. E tra costoro, l'ipotesi è che ci fosse, non come Grande Vecchio ma anzi come mediatore, il maestro Igor Markevic, il quale grazie ai suoi legami internazionali operò per tenere Moro vivo».

Il racconto, affascinante e ambiguo, del mondo di Markevic, dalla Parigi degli anni Trenta all'Italia degli anni di piombo, in un intrigo di intellighenzia e intelligence, culti misterici e misteri internazionali, divenne un libro-inchiesta, scritto a quattro mani da Fasanella e Rocca, uscito da Einaudi nel 2003: Il misterioso intermediario. Igor Markevic e il caso Moro . Il saggio, su cui l'editore puntava molto, partì benissimo. Poi, quando qualcuno si accorse degli accenni agli interessi esoterici di Raffaele Mattioli, gran capo della Comit (e il cui figlio, Maurizio, sedeva nel board dell'Einaudi), fu sabotato fino al macero. Repubblica , il cui direttore Scalfari era amicissimo dei Mattioli, lo stroncò. In più, la famiglia Howard, imparentata coi Caetani (e la casa reale inglese...), minacciò un risarcimento danni talmente alto da non poter essere quantificato. E l'editore mollò il libro.

Ora, destino dei libri necessari, quel testo ritorna col titolo La storia di Igor Markevic (Chiarelettere): aggiornato, corretto, arricchito (ad esempio col documento del Ros che dimostra che fu Giovanni Senzani a presentare Markevic a Mario Moretti).

Un libro, come disse il suo primo editore quando l'approvò, «che mancava».

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