Cultura e Spettacoli

Chagall a Milano, fra nudi e Bibbia (con polemica)

Chagall a Milano, fra nudi e Bibbia (con polemica)

L'ebreo che dipinge Crocifissioni. È il Marc Chagall (1887-1985) che non ti aspetti, autore di dipinti come La crocifissione in lilla dove davanti a un Gesù in croce - cinto ai fianchi dalla tipica mantella usata per pregare in sinagoga - c'è un aguzzino vestito di scuro con la svastica al braccio. O quello che concepisce la leggiadra (e fragilissima: è in rara uscita dal Thyssen-Bronemisza di Madrid) Madonna del Villaggio .

Palazzo Reale ha inaugurato Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985 e, sotto la curatela di Claudia Zevi e la complicità di Meret Meyer, nipote del pittore e generosa prestatrice di vari capolavori, porta a Milano una mostra corposa (220 opere in 15 sale) costruita attorno a una tesi: «Mio nonno ha lavorato fino a 98 anni solo su una pittura di realtà», dice Meyer. Troppo facile ridurre Chagall, che ha attraversato un secolo e le avanguardie senza mai appartenervi completamente e ha viaggiato per fuggire prima l'ottusità sovietica poi gli orrori nazisti, al leggiadro pittore degli amanti. Certo, a Palazzo Reale troverete (ed è l'immagine-simbolo della mostra) La passeggiata , deliziosa tela da San Pietroburgo: il percorso è poi punteggiato da icone quali il celeberrimo Compleanno del MoMa, Gli amanti in blu , La mucca con l'ombrello , Il poeta giacente della Tate Gallery. Ma il cuore della mostra è fatto da molto altro. Accanto alle famose allegorie (la mucca, il gallo, il villaggio russo, la lattaia), nudi audaci e opere rabbiose. E - forse le migliori - i lavori biblici, che mescolano cronaca e mito. Dimenticate gli amanti sorridenti e la levità acquarello che hanno reso pop la firma di Chagall: qui ci sono angeli e demoni, Calvari (passati e presenti), Crocifissioni, Sacrifici. Questa mai scontata riflessione sulla realtà umana, sul senso del male e del bene regge anche l'esposizione Chagall e la Bibbia , al Museo Diocesano. Non una mostra a latere, ma una chicca, l'approfondimento necessario: 60 opere, molte inedite e recentemente ritrovate, che testimoniano il percorso di ricerca di Chagall chiamato alla fine degli anni Venti dall'amico editore Ambrose Vollard a illustrare il Sacro Testo. Appese, in un suggestivo allestimento a forma di arca, le gouaches preparatorie e alcune acqueforti sul tema dell'Esodo. È un lavoro che dà un sapore diverso a tutta la produzione, anche a quella stra-cult, di Marc Chagall e merita grande attenzione.

Tutti d'accordo, dunque? Non proprio. Ieri durante la presentazione alla stampa, l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno ha bollato come «provinciali» le critiche sollevate dalle pagine milanesi de La Repubblica , ree di aver giudicato banale la scelta di puntare su Chagall. Armando Besio, che cura le notizie culturali del dorso incriminato, ha accusato il politico di non accettare le critiche e puntato il dito contro una programmazione demandata ai gestori privati con un corredo di recensioni-fotocopia a doppia pagina frutto di accordi commerciali più che di sano piglio critico. Quindi, per dovere di cronaca, riportiamo che la mostra è prodotta da Palazzo Reale, 24 Ore Cultura, Arthemisia Group e GAam Giunti, che si spartiscono oneri e onori di biglietteria. Resti agli atti che è la più ampia retrospettiva su Chagall mai realizzata in Italia e ha richiesto 5 anni di lavoro.

Gli inediti di Chagall li trovate però al Diocesano.

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