Cultura e Spettacoli

Colorate che vi passa 50 sfumature anti-stress

Già Jung consigliava di dilettarsi con matite e pastelli per sconfiggere il malessere. E ora la "book therapy" sta per arrivare anche in Italia

Colorate che vi passa 50 sfumature anti-stress

Una volta c'erano le sfere cinesi d'acciaio da rigirarsi fra le mani. Poi vennero i giardini zen in miniatura made in Japan da coltivare meditando: i bonseki . Quindi, giunto sempre dall'estremo Oriente, il Tamagotchi, da accudire come un neonato. E adesso tocca ai libri da colorare. Per adulti. Non pensate male: niente donnine nude o intricati viluppi orgiastici (anche perché, in quel caso, i colori in questione sarebbero soltanto tre o quattro, volendo proprio essere eroticamente multietnici). No, si tratta molto semplicemente, candidamente, innocentemente, dell'ultimo ritrovato in fatto di tecniche anti-stress.

Fra l'altro, non sono nemmeno questa grande scoperta. Il consiglio di impugnare matite e pastelli per dare vita con varie tonalità a figure in bianco e nero risale nientemeno che a Carl Gustav Jung, il mago della psicologia analitica, il quale consigliava di esercitarsi con i Mandala, i colossali puzzle della cultura Veda. Ma anche in tema di (si spera sempre lievi e passeggeri) disagi mentali, vale il principio del revival, come per tutte le altre mode. Dunque, ecco la book therapy, sostanzialmente la versione inanimata della pet-therapy: con il vantaggio che gli album che già spopolano in Francia, Inghilterra, Spagna e Stati Uniti non li devi portare fuori, ogni tot di ore, per l'espletamento dei bisognini, né ti obbligano a riempire il carrello del supermercato con scatolette assortite, giochini per gatti e ossi di gomma per cani.

Su Amazon ne sono spuntati ultimamente un mucchio, di questi teneri rimedi vagamente omeopatici alle tensioni nate in famiglia o in ufficio. Gli editori intingono volentieri il pennello in questo domestico bisogno di pacificazione e di rilassamento che coglie tutti, dalla casalinga quasi disperata all'avvocato di grido, dal giornalista con ansia da scoop al politico con ansia da poltrona. La spagnola Espasa, la francese Hachette, l'italiana Gallucci (con Il giardino segreto. Giochi in punta di pennino ) si sono già date da fare alla grande. E in primavera, la stagione dei colori per eccellenza, la casa editrice TEA presenterà L'album della Mindfulness di Emma Farrarons, fra le più promettenti illustratrici francesi, «pensato appositamente per favorire il rilassamento e la meditazione, per svuotare la mente e ritrovare calma e serenità».

Gli psicologi approvano con entusiasmo. Secondo la spagnola Gloria Martínez Ayala, quando coloriamo attiviamo aree diverse dei nostri due emisferi celebrali. «L'attività coinvolge sia la logica, tramite cui coloriamo le forme, che la creatività, quando mischiamo e combiniamo i colori. In questo modo si mettono in moto le aree della corteccia cerebrale legate alla visione e alle abilità motorie raffinate. Il rilassamento che ne deriva abbassa l'attività dell'amigdala, una parte basilare del nostro cervello coinvolta nel controllo delle emozioni e che è colpita dallo stress». E non solo: «Allo stesso tempo, l'atto di colorare sollecita la nostra immaginazione e ci riporta alla nostra infanzia, un periodo in cui quasi certamente eravamo molto meno stressati rispetto a oggi».

Così il suggestivo cerchio mandaliano si chiude, da adulti che siamo, torniamo bambini. Farfalle, fiori, disegni psichedelici, graffiti, celebrità come Ryan Gosling, Lady Gaga, Beyonce e Kate Moss per la serie di Mel Simone Elliott «Colour Me Good»... E poi quello che viene presentato come «il libro da colorare più difficile del mondo», Between the Lines , di Peter Deligdisch (che però rischia di essere stressante già di suo, vista la difficoltà dichiarata). Insomma, prepariamoci ad assistere a una new wave arlecchinesca, a caleidoscopiche campagne promozionali. Che fra l'altro avranno il pregio, anti-stress anch'esso, di aggirare il ciclico, grigio e deprimente allarme dal titolo «in-Italia-si-legge-troppo-poco», buono per tutte le stagioni.

Comunque, tutto è bene quel che tinteggia bene. Armeggiare con matite e pastelli dopo, chessò, un divorzio o un licenziamento male non può fare. Il passo successivo, editorialmente parlando, potrebbe essere la «white book therapy»: il libro bianco del nostro malessere.

Lo si scriverebbe in proprio, per fare punto e a capo nella propria vita.

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