Cultura e Spettacoli

Conrad, Gauguin, Breton Quanti filibustieri doc stregati dalla Martinica

L'isola caraibica è sempre stata una calamita per avventurieri, anche dell'intelletto. Un libro riunisce le storie di chi vi si rifugiò

L'isola di Martinica
L'isola di Martinica

L'Isola della Martinica, dislocata nel centro dell'arcipelago dei Caraibi, è da sempre stata un luogo di ispirazione affascinante per avventurieri e scrittori, tanto che di lei hanno scritto con passione fra gli altri André Breton, Anna Maria Ortese, Emilio Salgari e persino Giovanni Pascoli. A questo luogo che i francesi iniziarono a colonizzare nel Seicento è dedicata la raccolta di racconti e aneddoti di viaggio Martinica incantatrice di poeti (Archinto editore) dello studioso e appassionato viaggiatore Ambrogio Borsani, che in sole 149 pagine riesce a proporre una sequenza incredibile di avvenimenti singolari avvenuti in quel luogo. Una terra nella quale vennero deportati centinaia di schiavi e dove per anni spadroneggiarono per mare pirati e corsari. Un luogo popolato da animali spaventosi e allo stesso tempo affascinanti come le manguste, le iguane e i letali serpenti fer-de-lance. Un'isola che i coloni arricchirono di castelli, forti, chiese, piantagioni da zucchero, ville coloniali e teatri.
Nella Martinica nacque Marie-Josèphe-Rose de Tascher de la Pagerie, la futura moglie di Napoleone accusata dai nativi di avere reintrodotto nelle Antille la schiavitù abolita dalla Rivoluzione francese. È forse per questa sua supposta colpa, mai perdonata dai martinicani, che la statua di Josephine è stata nel 1991 decapitata della sua testa, ed ancora oggi è presente proprio decollata nel centro del capoluogo di Fort De France. Priva di una mano è negli stessi luoghi anche la statua dedicata a Victor Schoelcher, giornalista e uomo politico francese che si battè per l'abolizione della schiavitù dopo la reintroduzione napoleonica. Curiosamente l'arto mancante stringeva nel pugno proprio la carta del decreto che nel 1848 sanciva la nuova libertà degli abitanti della Martinica abolendo le precedenti ordinanze napoleoniche.
Fra il 1875 e il 1876 scopriamo anche che ben tre volte fece tappa a Saint-Pierre in Martinica il futuro scrittore Joseph Conrad, a bordo di navi come la Mont-Blanc e la Saint-Antoine. Misteriosamente Conrad non ha mai raccontato quei suoi soggiorni nei suoi scritti. C'è chi sostiene che lì praticò il contrabbando di armi al servizio di Don Carlos Maria di Borbone, qualcun altro racconta che Conrad qui sopravvisse a un duello all'ultimo sangue, qualcun altro ancora sostiene persino che vi tentò il suicidio. A custodire il segreto dei suoi viaggi è una città come Saint-Pierre, che, come ci racconta Ambrogio Borsani, nell'Ottocento divenne uno dei centri più importanti delle Antille, tanto da essere soprannominata la Parigi dei Caraibi. Bastò però una terribile eruzione del vulcano Mont Pelée per cancellare per sempre i fasti di quel luogo. L'8 maggio 1902 Saint-Pierre venne completamente distrutta e fra le sue mura coperte di lava, cenere e detriti morirono più di trentamila persone. Un solo uomo scampò all'ecatombe: l'ergastolano Louis-Auguste Cyparis. Rinchiuso fra le mura della prigione dell'isola, il povero Louis si ritrovò fortuitamente ad essere l'unico sopravvissuto all'eruzione, riportando però terribili ustioni che ne segnarono a vita il corpo. Il Circo Barnum decise di trasformare in attrazione Cyparis, assoldandolo per i suoi spettacoli e proponendo ogni sera un numero interamente dedicato alle sue tragiche vicende che ispirarono anche a Giovanni Pascoli l'ode intitolata Il negro di Saint-Pierre. In Martinica scappò anche il pittore Paul Gauguin nel 1887, convinto di poter raggiungere Panama e dedicarsi alla vita selvaggia, abbandonando a Copenaghen moglie e cinque figli. Dopo avere folleggiato per un po' Gauguin resterà senza denaro e sarà costretto a «badilare per gli scavi del canale».
E fra le storie più preziose che il volume Martinica incantatrice di poeti propone ai lettori c'è anche quella del piroscafo Capitaine Paul-Lemerle su cui si imbarcarono a Marsiglia il 25 marzo del 1941 trecentocinquanta persone in fuga dalla Francia nazista: «Anarchici francesi, comunisti polacchi, antifranchisti spagnoli, russi oppositori di Stalin, spie di dubbia appartenenza». E fra di loro: André Breton, Claude Lévi-Strauss, Victor Serge, Anna Seghers, Wifredo Lam e Henri Smadja (il futuro editore del giornale clandestino della resistenza Combat, che nascondeva nella valigia nientemeno che un dipinto di Degas).
Borsani è molto attento nell'evidenziare i rapporti che scaturiranno fra i passeggeri della Capitaine Paul-Lemerle durante la traversata in direzione delle Antille, mentre da vicino sono minacciati da navi inglesi e sottomarini tedeschi. Una volta sbarcato André Breton avrà persino l'occasione di scoprire per caso su una rivista trovata in una merceria gli scritti di Aimé Césaire, che lancerà in Francia come il più grande poeta dei suoi tempi.

Il poeta italiano (1855-1912) dedicò l'ode «Il negro di Saint-Pierre» a un ergastolano dell'isola che lavorò al circo Barnum

L'autore di «Cuore di tenebra» (1857-1924) fece tappa per ben tre volte alla Martinica, dedicandosi ai duelli e al contrabbando

Il padre del surrealismo (1896-1966) sull'isola scoprì per caso le poesie di Aimé Césaire, che poi lancerà in Francia


Il grande pittore francese (1848-1903) inseguì ai Caraibi e altrove una vita primitiva,
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