Cultura e Spettacoli

Consigli di vita (scorrettissimi) rivolti ai bamboccioni

Ecco i suggerimenti di Oscar Wilde ai giovani dei suoi tempi. Il contrario del buonismo. Quindi perfetti per i ragazzi di oggi

Consigli di vita (scorrettissimi) rivolti ai bamboccioni

Con paradossale ironia ritrasse spietatamente la società del suo tempo. Dando una straordinaria lezione al nostro.
Uomo, intellettuale e coscienza critica completamente fuori secolo, rispetto al proprio, sopravvive a fatica anche nell’attuale. È molto citato, forse troppo. Ma non seguito. I suoi aforismi si trovano ovunque, negli spot pubblicitari, negli esergo dei libri, sulle carte dei cioccolatini. Ma nessuno li mette in pratica.
Oscar Wilde lo si evoca, ma non si imita.
Inimitabile, insopportabile, inaffidabile, rimane, per tutto questo, un ottimo precettore. Dal quale imparare come comportarsi in società e come stare al mondo. Attraverso i consigli che condensò nella quintessenza del suo stile di vita e di scrittura: gli aforismi. Che significa vedere le cose con l’occhio lungo dicendole in forma breve.

Come è noto, Wilde non pubblicò mai una raccolta di aforismi, seppure almeno una volta pensò di farlo. In molti però li hanno estrapolati, con criteri e obiettivi diversi, dal corpus delle sue opere. Come spremere la letteratura, e bere la vita.
E ora ecco pronto un nuovo distillato. Oscar Wilde, Aforismi e citazioni (La Vita Felice, pagg. 214, euro 11,50; a cura di Franco Venturi) con, in introduzione, il lungo articolo su Oscar Wilde che James Joyce scrisse, in italiano, sul Piccolo della Sera di Trieste il 24 marzo 1909. E già questo vale il libro. Comunque, la raccolta è costituita da tre sezioni. Gli «Aforismi vari», ossia la miscellanea di aforismi, Miscellaneous Aphorisms, pubblicata a Londra da Lord Arthur L. Humphreys, nel 1911 (Wilde era morto nel 1900); le «Poche massime per l’istruzione degli eccessivamente educati», apparse anonime, per la prima volta, il 17 novembre 1894, sulla Saturday Review; e le brevi e divertentissime «Massime e norme di vita ad uso dei giovani», pubblicate per la prima e unica volta nel dicembre 1894 sul giornale studentesco di Oxford The Chameleon.
Scritte a uso degli studenti di ieri, le norme di vita wildiane dovrebbero essere lette dai giovani di oggi. Dicono esattamente il contrario di ciò che qualsiasi genitore, professore, educatore, sacerdote, politico e ministro dicono ogni giorno ai nostri figli. Quindi sono perfette.
Scintillanti, paradossali, equivoche e tranchant, sono massime antitetiche al luogo comune pedagogico, al formalismo scolastico, al buon senso paterno, al mammismo senza senso, alle prediche buoniste. Prendono a pugni il moralmente e politicamente corretto. Se i ragazzi dovessero conformarsi all’anticonformismo di Wilde, sarebbero spiriti liberi. O disadattati sociali. Almeno, non bamboccioni.

Esempi: a dispetto di coloro che raccomandano di essere «naturali», essere «noi stessi», essere «semplici», Wilde suggerisce di essere invece «il più artificiali possibile». Per lui è il primo dovere della vita (però «nessuno ha ancora scoperto quale sia il secondo»). A chi insegna ai ragazzi, e alle ragazze, che l’esteriorità non paga, che la bellezza è un bene transitorio, che demonizza il «corpo della donna», che i valori spirituali e intellettuali sono «un’altra cosa», Wilde risponde che «Chiunque veda una differenza tra il corpo e l’anima è sprovvisto di entrambe». A quanti predicano sobrietà e morigeratezza, Wilde replica che «la monotonia segna l’inizio dell’età matura»: quando ci si impone troppe regole si spegne la vitalità. Contro lo Stato di polizia occhiuto e origliatore dei compagni spioni e della gogna in piazza, mette in guardia le studentesse biricchine di ieri e le olgettine intercettate di oggi: «Se dici la verità stai certo che, prima o poi, ti scopriranno». Contro la buona educazione formale e i buoni sentimenti pelosi, Wilde invita a essere «un po’ improbabili». Contro chi invita a studiare tanto, a laurearsi presto, a iniziare a lavorare subito, insomma a sbrigarsi a crescere, Wilde fa presente che «La condizione della perfezione è l’ozio. E lo scopo della perfezione è la giovinezza».

In fondo, raccomandando ai giovani esattamente le cose che gli adulti sconsigliano, Oscar Wilde dimostra di conoscere molto bene gli uni, e gli altri. E di fidarsi dei secondi meno di quanto sia disposto a concedere ai primi. Ai quali, più di tutto, chiede di volersi bene.

«Amare se stessi è l’inizio di un rapporto lungo una vita».

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