Cultura e Spettacoli

Ecco i nuovi direttori Stranieri 7 su 20 ed è subito polemica

Nominati dal ministero i capi dei maggiori poli espositivi. È parità tra uomini e donne Prime proteste: «Sottostimate le risorse interne»

Un tedesco agli Uffizi, un altro al Parco Archeologico di Paestum. Più una tedesca alle Gallerie dell'Accademia di Firenze. Un austriaco alla Galleria Nazionale delle Marche e un altro al Palazzo Ducale di Mantova. Un francese a Capodimonte. Un canadese (ma cittadino britannico) a Brera. Non sono qui per turismo, con altre migliaia di loro connazionali. Per la verità non sono ancora qui, ma arriveranno presto. Sono infatti 7 dei nuovi direttori-manager messi a capo di 7 grandi aree espositive dell'arte italiana. Sette su 20, un bel gruppetto. Nel presentare la top twenty il ministero dei Beni Culturali sottolinea che ci sono anche 4 italiani che tornano da impegni all'estero. Tutti, stranieri, italiani stanziali e di ritorno, hanno vinto un concorso in cui a giudicarli era la Commissione presieduta da Paolo Baratta. Tutti escono dai «tris» finali di candidati. Il ministro Dario Franceschini ha indicato personalmente 7 vincitori (Galleria Borghese, Uffizi, GNAM, Gallerie dell'Accademia, Capodimonte, Brera, Reggia di Caserta), il direttore generale dei Musei del Mibact Ugo Soragni gli altri 13. Il contratto durerà quattro anni. Quattordici su venti sono storici dell'arte, quattro archeologi. Due possono essere considerati «manager culturali».

Il più giovane della compagnia, il tedesco Gabriel Zuchtriegel, destinato al Parco Archeologico di Paestum, ha 34 anni. I più anziani, gli italiani Mauro Felicori (Reggia di Caserta) e Paola Marini (Gallerie dell'Accademia di Venezia), hanno 63 anni. L'età media è 50 anni. A proposito di età, Sandrina Bandera, raggiunta telefonicamente a Berna dove ieri si trovava per una mostra, ci ha commentato così la sua mancata conferma a Brera: «Il 3 ottobre compirò 65 anni, e l'1 novembre andrò in pensione... Ho partecipato al concorso per soddisfazione personale, e sono soddisfatta». Poi ha aggiunto: «James Bradburne (il suo successore, ndr ) a Palazzo Strozzi è stato molto bravo, ma Brera non è una realtà privata. Io non avevo autonomia economica, non avevo nemmeno un conto corrente, mentre ora sono possibili progetti che prima erano impensabili. Quanto all'esterofilia... era nell'aria da tempo, da quando il bando venne pubblicato sull' Economist ». Le fa eco Antonio Natali, il quale lascia gli Uffizi per far posto al tedesco Eike Schmidt: «L'amarezza l'ho avuta quando ho capito quale era il copione... Ma ho continuato a lavorare come se avessi dovuto restare agli Uffizi fino all'anno Tremila». Non sarà eccellente nemmeno l'umore di Mario Codognato, Danilo Eccher e Bartolomeo Pietromarchi (curatore del Padiglione Italia alla Biennale d'arte di Venezia due anni fa), battuti, nella corsa alla GNAM di Roma, da Cristiana Collu, una delle dieci donne «incoronate» dal ministero.

Ma c'è un'altra donna che non le manda a dire. «Rimango perplessa quando il ministro Franceschini parla di recupero di un ritardo di decenni nel sistema museale italiano. Io ho diretto 27 musei nella mia carriera e non penso che ci fosse questo ritardo. Credo che con queste nomine gli storici dell'arte che lavorano nei musei statali, professionisti di prestigio internazionale, siano stati molto sottostimati», ha sottolineato Cristina Acidini, già soprintendente del Polo museale di Firenze. «Abbiamo inventato in Italia la tutela dei beni culturali e schiere di tedeschi sono venuti a studiarla da noi... Mi pare che questi colleghi non siano idonei a colmare questo presunto vuoto», ha commentato Angelo Tartuferi, da ieri ex direttore della Galleria dell'Accademia di Firenze. Chissà come la prenderà frau Cecilie Hollberg..

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