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Ecco il testamento di Pepe Carvalho, detective antimoderno

Ecco il testamento di Pepe Carvalho, detective antimoderno

«La mia biografia è impresentabile. Ex rosso. Ex agente internazionale. Amante di una puttana più selettiva che seletta». Così sinteticamente fra le pagine del romanzo La solitudine del manager si presenta ai lettori il detective privato Pepe Carvalho inventato dallo scrittore spagnolo Manuel Vázquez De Montalbán. L'autore non si sarebbe aspettato che quel suo curioso personaggio creato nel 1972 sarebbe diventato il primo testimonial del noir mediterraneo, né che sarebbe stato celebrato in film e serie televisive, e neppure che le sue personalissime ricette di cucina avrebbero praticamente invaso il mondo. In effetti, il lavoro di esplorazione criminale, sociale, enogastronomica che Vázquez Montalbán ha portato avanti fin dal primo romanzo del suo antieroe intitolato Ho ammazzato J.F. Kennedy (1972) è stato decisivo per dar vita a una nuova scena letteraria originale, su cui poi si sono affacciati con successo autori di diversa estrazione come Andrea Camilleri, Petros Markaris, Yasmina Kadhra, Massimo Carlotto, Jean-Claude Izzo.
A dieci anni dalla scomparsa di Vázquez Montalbán, avvenuta a Bangkok il 18 ottobre del 2003 a causa di un infarto, la casa editrice Feltrinelli decide di pubblicare una storia finora inedita in Italia di Pepe Carvalho. Si tratta de La bella di Buenos Aires, uscito a puntate sul quotidiano El País nel 1997 con il titolo La muchacha que pudo ser Emanuelle. La storia era illustrata dai disegni di Fernando Vicente ed era nata come sceneggiatura per un episodio della serie tv di Pepe Carvalho che la televisione argentina voleva realizzare con l'attore spagnolo Juan Diego nel ruolo del protagonista. Serie di cui è stato portato a termine un unico episodio diretto da Luis Baroné e intitolato El hombre oculto.
La bella di Buenos Aires si svolge a Barcellona e vede Pepe Carvalho coinvolto nella ricerca di un'affascinante ragazza scappata dall'Argentina il destino della quale sarebbe stato diventare una stella del cinema erotico, se non avesse avuto a che fare con la polizia politica del suo Paese. L'indagine sulla ragazza scomparsa si intreccia con la morte violenta di una barbona massacrata con una mazza da baseball e poi accoltellata nella zona più degradata del Barrio Chino. Una vicenda sicuramente più traumatica rispetto a quella itinerante e spionistica in cui i lettori avevano lasciato Pepe Carvalho fra le pagine di Millennio, l'ultimo romanzo di Vázquez Montalbán pubblicato in Italia nel 2005, alle prese con uno strano viaggio-fuga fra Italia, Egitto, Azerbagjian, Uzbekistan e Afghanistan.
La bella di Buenos Aires si sviluppa fra le ramblas di una Barcellona che sta cambiando aspetto e sta cedendo una parte della proprie identità storica alle lusinghe della modernità e del new design dopo le Olimpiadi. Una città la cui vera identità è molto più vicina a quella di senza tetto e disperati come il Cayetano, del quale ci vengono descritte le peripezie. Lo stesso Pepe Carvalho dovrebbe adeguarsi all'avvento della modernità per poter trovare nuova clientela, come gli suggerisce il suo inseparabile assistente-cuoco Biscuter: «dovrebbe ottenere la modernità mediante il rinnovo dei mezzi tecnici, e dinamismo grazie a un migliore sfruttamento delle risorse umane a sua disposizione... Passa l'intera giornata a parlare della crisi, dell'inutilità del detective privato in una società cinica come la nostra. Ma lei non fa niente per cambiare la situazione. Si è mai fatto pubblicità come detective? Lo sa cos'è un fax? Un computer? Il cd-rom? Internet? Ha qualche idea di come potrebbe aiutarla un controllo delle reti di informazione?». Ma Pepe Carvalho non è disposto a sentir ragioni, a imparare «nuove tecniche criminalistiche» (anche se accetta di mettere un nuovo annuncio sui giornali per pubblicizzare la sua attività) e si fida soltanto dell'istinto e della pancia. Quella pancia che avidamente riempie di spaghetti alla genovese e di blanquette d'agnello macerate nei capperi cucinate alla perfezione da Biscuter.
L'investigatore continua sistematicamente a gettare nel caminetto i libri della sua sterminata biblioteca per riscaldarsi il cuore e riassaporare il gusto di certe emozioni. Pepe sa benissimo che la verità prima o poi verrà a galla se uno vuole cercarla e se accetta di mettere il dito nella piaga. Non serve la tecnologia per farla emergere, bastano attenzione e buona memoria. Perché, come spiega lui stesso, per risolvere un caso come quello de La bella di Buenos Aires bisogna essere consapevoli che «il passato è il luogo dove abitano le cause, vale a dire i colpevoli. Per questo i colpevoli insistono tanto sull'inutilità del passato. Vogliono un mondo senza colpevoli ma quando la cosa risulta impossibile, quando il passato resuscita la colpa, i colpevoli tornano a uccidere, tornano ad essere quello che sono sempre stati.

Assassini».

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