Cultura e Spettacoli

Più di cento pellicole, divo degli sceneggiati tv e una voce unica

Dalla radio al cinema: doppiatore inconfondibile, Arnaldo Foà ottenne il successo con le "fiction" d'autore

Più di cento pellicole, divo degli sceneggiati tv e una voce unica

Prima di tutto era una voce, Arnoldo Foà. Un timbro caldo, possente, quasi tonante, temperato da una costante ironia. Inconfondibile. Tanto è vero che nella sua lunghissima carriera aveva doppiato John Wayne e Kirk Douglas, Peter Ustinov e Lionel Barrymore, Toshiro Mifune e Fredric March. E cento altri. Ma al cinema è stato un eccellente attore anche in proprio, ovvero in carne e ossa, non molte per la verità, magro com'era. Aveva esordito nel 1938 in Ettore Fieramosca, diretto da un big dell'epoca, Alessandro Blasetti. A leggere lo sterminato elenco dei suoi film si rischia il mal di mare: titoli, date, autori. Si va dal modestissimo L'orizzonte dipinto di Guido Salvini (1941) a Ce n'è per tutti di Luciano Melchionna (2009). Settantun anni sul set, mica uno scherzo. Certo nelle sue cento e passa pellicole non sono mancati i bidoni, senza riferimento a quel Il bidone di Fellini in cui aveva prestato la voce a Broderick Crawford. Ma, cogliendo fior da fiore, il burbero commissario di Totò e Carolina (Monicelli, '55) è un piccolo capolavoro. Come resteranno nelle memoria alcune mirabili interpretazioni, per esempio in Altri tempi (ancora Blasetti, '52), Barabba (Richard Fleischer, '61), Il processo (Orson Welles, '62), Il giocattolo (Giuliano Montaldo, '79).

Manco a dirlo, tutti quei film e la lunga, applauditissima presenza sul palcoscenico non gli diedero la decima parte della popolarità che ottenne in tv. Prima nella prosa, qualche spettatore non più giovane si ricorderà del venerdì teatrale in bianco e nero, a cominciare dal Casa di bambola di Ibsen. Ma se la commedia televisiva era riservata a un pubblico tutto sommato ristretto, e allora c'era solo un canale Rai, la stagione più fortunata di Arnoldo Foà coincise con la nascita dello sceneggiato. La fiction, come si chiama oggi. Con la differenza che a recitare c'erano degli attori venuti dalle accademie, non dei reduci del Grande Fratello. Eccolo quindi protagonista di Piccole donne, Capitan Fracassa, L'isola del tesoro, Le mie prigioni, La freccia nera. Il trionfo e il successo, quello degli autografi per strada. Confermato dall'irresistibile personaggio del ladro pentito Flambeau in Racconti di Padre Brown, accanto a Renato Rascel.

Grande Foà, impossibile dimenticarlo.

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