Cultura e Spettacoli

Erotismo e ironia Ecco come Parri dà nuova vita al genere racconto

È un bel periodo, per la letteratura italiana: nelle ultime settimane le pagine del giudice Bassarelli mi hanno provocato delle autentiche estasi intellettuali, sono stato conquistato dagli abominevoli Personaggi precari di Vanni Santoni (se scrivo che rappresentano una pietra miliare nella storia dell'epigramma non mi crederà nessuno, ma io lo scrivo lo stesso, perché è così) e infine mi sono immerso in un romanzo di Andrea Carraro pieno di vita come non se ne leggevano da tempo, Come fratelli. Che la fase positiva sia ancora in corso lo dimostra ora in modo clamoroso il volume di racconti di Mario Graziano Parri, La cena è alle otto (Aragno, pagg.321, 15 euro). Apprezzato saggista e poeta, un romanzo pubblicato qualche anno fa, Parri inanella quindici racconti che lasciano a bocca aperta per sagacia narrativa ed efferatezza caratteriale dei personaggi. La spregiudicatezza dell'autore nel piegare alle sue esigenze le situazioni più varie, dall'avventura esotica ed erotica sulle colline del Chianti al torpido minimalismo che affligge la zitella al parco, non ha eguali, oggi, nel panorama italiano. Seguiamo le gesta di personaggi ricchi - di cultura, denaro o fascino - attirati come per un sortilegio non tanto dal sesso, quanto da un singolo e drammaticamente risolutivo rapporto sessuale, visto come punto di fuga verso il quale far convergere uno snobismo per nulla esornativo ed anzi incardinato a ferree gerarchie sociali.
L'ambientazione (fra la Toscana e l'Umbria) è sempre upper class, la trama sempre derisoria: madri che fra un drink e l'altro disinvoltamente ciarlano con estranei degli amori incestuosi delle figlie, ricchissime scrittrici americane che finiscono fra le braccia di enormi butteri che puzzano di formaggio, mogli divorziate di celebri registi che con la mazza da golf in mano seducono e poi schiavizzano recalcitranti caddies... Persino una ricercatrice della Sorbona che vorrebbe, travestita da uomo, andare a riprendersi il marito fuggito sul monte Athos; gli ammonimenti che rivolge alla donna il console di Salonicco sono un capolavoro di umorismo: «Il rapimento mistico non è un sequestro. E i monaci sono circa tremila... Una mezza divisione...».

È l'abile, piccante ironia di passi come questo a suggerire che stiamo vivendo una stagione ricca, se non straordinaria; e a dispetto delle Cassandre che passano il tempo a proclamare la morte del romanzo.

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