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Il fascismo? Può sdoganarlo solo un politico di sinistra

A Predappio fa bene il sindaco del Pd a proporre un museo sul Ventennio. Servirebbe a capire le vere radici del Duce...

Il fascismo? Può sdoganarlo solo un politico di sinistra

Il sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti, è un personaggio per quanto mi risulta unico: un «comunista» simpatico. Lo conosco da anni, è furbo e politicamente scorrettissimo. In nome della verità e della libertà, va controcorrente, if necessary. Fuma e beve, addirittura, roba da galera, al giorno di oggi... Da quando Frassineti (Pd) è stato eletto sindaco, nel 2009, si è impegnato per realizzare una cosa che nessun politico di sinistra (e non solo) prima di lui, dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, aveva né voluto né osato fare: sdoganare il Ventennio fascista. Molte le sue iniziative.

Ma attenzione. Con ciò che ha cercato di fare il «compagno» Frassineti durante il suo mandato non c'entra l'apologia del fascismo. Come ha sottolineato a Luigi Mascheroni: «Basta con la Predappio del turismo in camicia nera. La città non deve celebrare, né sopportare il fascismo. Lo deve conoscere, in modo completo. E per farlo, deve sapere cosa è stato il fascismo, come è nato e come è caduto: occorre raccontarlo, senza paure. Occorre un museo».

Frassineti vorrebbe mettere il suo museo del fascismo proprio dentro la Casa del Fascio, un edificio imponente di 2.400 mq, che domina il centro del Paese ma che dal '45 in poi, è stato chiuso e lasciato in stato d'abbandono, come quasi tutti gli altri edifici del regime nel paese del Duce. Chiaro, un «ex» comunista che fa così rischia grosso. Rischia di perdere dei voti, e lui si è ricandidato, e tra un mese si torna alle urne. Ma dov'è il problema?

Io, da inglese, presente in Romagna dal 1998 a oggi, che ha vissuto cinque anni a Predappio, pongo una domanda ai predappiesi: ma voi volete lasciare la vostra città ai pullman di nostalgici e ai negozio souvenir e alla loro versione della storia, storta pure quella? Non sarebbe meglio, più degno, più «economico» fare di Predappio anche un centro di studi serio sul Ventennio?

Sono venuto da Londra in macchina a Predappio (dopo una sosta a Parigi durata un anno) nell'estate del 1998 per scrivere una biografia di Mussolini. Volevo capire una volta per tutte: ma che cosa significa - veramente - questa parola «fascismo», parola così diffusa ma così opaca? Pure il grande George Orwell si era chiesto in un saggio degli anni '40: «Che cos'è il fascismo?». Orwell, uomo di sinistra che odiava il comunismo perché «nazionalista», aveva notato una cosa negata dalla sinistra comunista: il fascismo piaceva al popolo.

Predappio, un paesino sperduto nella bellezza incantevole dell'appennino tosco-romagnolo, mi piacque subito. Ho notato che sulla stemma del Comune c'è un grappolo d'uva: il mitico Sangiovese. Sono stati i comunisti, a guerra finita - me l'hanno spiegato dopo - a mettere il grappolo al posto del fascio! Beh, diciamolo, i compagni non hanno sempre torto. Predappio per me è stato un paradiso: la Toscana ma senza inglesi.

Chiunque vuole «conoscere in modo completo» il fascismo «senza paure» si trova subito nei guai. Personalmente non sono fascista, sono inglese. Un inglese anarchico thatcheriano. Ma quello che sono non cambia quello che dicono e scrivono di me. Per ciò che scrivo di Mussolini e del fascismo, mi danno del fascista... Più difficile dare del fascista al comunista Frassineti: così come solo un uomo di sinistra può fare certe cose (tagli al welfare eccetera), solo un uomo di sinistra può provare a «museificare» il fascismo.

La storia è scritta dai vincitori e nel caso del Ventennio i vincitori furono un'alleanza tanto bizzarra quanto potente come quella tra il capitalismo democratico e il comunismo dittatoriale. Per gli angloamericani Mussolini fu un buffone grottesco; per i comunisti una marionetta della borghesia. Innanzitutto, c'è da dire che fascismo e comunismo avevano in comune molto di più l'uno con l'altro di quanto ciascuno di loro aveva in comune sia col capitalismo che con la democrazia. Ecco perché il Patto fra Hitler e Stalin del 1939 fu molto più “normale” che non l'alleanza successiva fra Stalin e Roosevelt/Churchill. E Mussolini non era affatto la marionetta della borghesia, perché per lui la lotta di classe era tra produttori e parassiti (di qualunque classe), e gran parte della borghesia secondo lui era parassitaria.

Conoscere il fascismo senza paura vuol dire accettare tante cose scomodissime, e fra queste una fondamentale: il fascismo non fu imposto, ma voluto dal popolo italiano; e una vera resistenza al fascismo in Italia non ci fu fino al 1944; e nella liberazione d'Italia, la resistenza fu «minoritaria» dal punto di vista militare.
Il mio nuovo libro (scritto con Giancarlo Mazzuca e edito da Rubbettino), s'intitola Il compagno Mussolini e racconta il percorso di Mussolini da socialista rivoluzionario internazionalista a socialista rivoluzionario nazionalista nella Prima guerra mondiale. Mussolini si era reso conto - a causa della guerra - che la gente è più fedele alla patria che alla propria classe sociale. Per conoscere in modo completo il fascismo bisogna dunque riconoscere una verità negata: il fascismo, sotto la camicia nera, era di sinistra. Mussolini appoggiò la guerra (in sintonia con i socialisti francesi e tedeschi ma non quelli italiani) non come vuole la vulgata per sete di potere, o perché corrotto dalla borghesia, ma da fedele socialista rivoluzionario.

Spero che l'amico Giorgio Frassineti resti sindaco dopo le elezioni del 22 maggio. E spero possa fare il «suo» museo dentro la Casa del Fascio.

Mandando a quel paese tutti quei volatili che l'hanno trasformata in una gigantesca piccionaia.

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