Cultura e Spettacoli

Fatwa a Kamel Daoud Sostegno allo scrittore anche dalla sua Algeria

Fatwa a Kamel Daoud Sostegno allo scrittore anche dalla sua Algeria

Dalla fiction provocatoria lanciata da Michel Houellebecq alla fatwa accusatoria lanciata contro Kamel Daoud. In questi giorni la Francia è decisamente l'epicentro del «terremoto» islamico che colpisce l'Europa. Se da una parte la ritrosa star mette a rumore la comunità editoriale con il romanzo Sottomissione , in cui si immagina (per scongiurarne l'eventualità) l'insediamento all'Eliseo di un islamico, l'autore algerino (selezionato per il premio Goncourt di quest'anno) deve subire gli strali di tale Abdelfattah Hamadache Ziraoui, leader del Fronte del risveglio islamico salafita.

Perché? Per via del romanzo Meursault, contre-enquête , libro uscito l'anno scorso, ispirato alla strage compiuta due anni fa da un giovane musulmano nel Sud della Francia e pensato come ideale seguito de Lo straniero di Albert Camus, il premio Nobel del '57, anch'egli peraltro nato in Algeria. E soprattutto perché Daoud, in un programma televisivo, ha criticato il modo in cui molti musulmani vivono la propria religione. Secondo Ziraoui, Daoud conduce «una guerra contro Allah, contro il suo profeta, contro il Corano e contro i valori sacri dell'Islam». Ergo, è colpevole di apostasia, e come tale addirittura passibile di pena di morte, sia secondo il Corano, sia secondo le leggi di molti Stati musulmani.

Ovviamente il diretto interessato, redattore del Quotidien d'Oran , non ci sta. E ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un post per rintuzzare l'attacco, intitolandolo Cinquanta sfumature di odio . «Quelli che difendono l'Islam come pensiero unico - scrive - lo fanno spesso con odio e violenza. Coloro che si sentono e si proclamano di origine araba hanno la tendenza a farne una fanatismo piuttosto che un'identità gioiosa o una ricerca di radici capaci di raccolti. Quelli che vi parlano di costanti nazionali, di nazionalismo e di religione sono spesso aggressivi, violenti, pieni di odio, ombrosi, infrequentabili e miopi: vedono il mondo solo come attacchi, complotti, manipolazioni e trucchi dell'Occidente; il loro sguardo è fisso su quel Nord che li schiaccia, li affascina e li rende gialli di gelosia».

La vasta rete dei social network in queste ore si sta mobilitando in suo favore. Non solo, in Algeria una petizione è stata lanciata per chiedere ai ministri dell'Interno e della Giustizia di «individuare e perseguire con la legge questi appelli omicidi che ci ricordano i peggiori momenti del passato». E il presidente del Movimento popolare algerino (Mpa), Amara Benyounes, ha condannato Ziraoui. «È intollerabile e serve una reazione immediata e forte», ha dichiarato.

L'aggressione di Ziraoui dimostra che, a 72 anni dall'uscita di Lo straniero di Camus, c'è chi accusa qualcuno di essere uno straniero...

di ritorno.

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