Cultura e Spettacoli

Joe Abercrombie, il re (tutto intero) del fantasy dai toni molto noir

«Immaginatevi Alexander Dumas che dialoga con Michael John Moorcock... Battaglie formidabili e viscerali, azione brutale, ritmo impetuoso, Abercrombie accumula tradimenti e ribaltamenti prospettici, e la narrazione si dipana in maniera vertiginosa, spingendo il lettore a chiedersi come andrà a finire»: è molto preciso lo scrittore George R.R. Martin (il creatore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco che hanno dato origine al serial Il trono di spade ) non solo nell'addittare Joe Abercrombie come il suo degno erede ma anche nel precisare che nel dna di questo narratore britannico scorrono sia la narrativa fantasy, sia il feuilleton d'avventura velato di noir, sia la passione per le saghe di guerra.

Tutti questi elementi sono alla base delle storie che formano la trilogia La Prima Legge e del recentissimo romanzo Il mezzo re (Mondadori, pagg. 300, euro 16) con il quale si apre un nuovo ciclo narrativo. Mercenari, inquisitori, capitane di ventura, giovani menomati destinati a impugnare le spade dei re: sono alcuni dei personaggi ricorrenti nella letteratura di Joe Abercrombie, fra i protagonisti questo weekend di Lucca Comics&Games . È lui stesso a spiegarci che i suoi personaggi devono sempre mostrare più di un'anima nelle storie che scrive: «Non bisogna mai sapere fin dall'inizio se sono buoni o se sono cattivi. E come diceva Nietzsche, “Chi deve lottare con i mostri deve stare bene attento a non diventare un mostro pure lui».

Influenzato dai romanzi fantasy che ha letto da bambino - «Erano tutti costruiti intorno a protagonisti con motivazioni molto eroiche. Gente che farebbe di tutto per salvare il mondo e preservare il bene dell'umanità. Io, in realtà, sono sempre stato più interessato a protagonisti molto più grigi, machiavellici, spinti da motivazioni egoistiche contrastanti... Persone guidate dall'odio, dall'avidità, dalla lussuria. Persone infestate da un passato oscuro» - ama contaminare fantasy e noir: «Ho amato fin da ragazzo Il Signore degli anelli ma mi sono però accorto di come negli anni '80 e '90, quando esplose commercialmente la letteratura fantasy, molti autori avessero troppo emulato Tolkien nella maestosità della lingua e nei toni solenni della narrazione. Quando ho iniziato a leggere noir, thriller e western scritti da autori come James Ellroy o Elmore Leonard mi sono sentito eccitato dalla natura imprevedibile del loro modo di scrivere. Quell'asciugare le storie fino all'osso... Ho voluto portare un po' di quella forza e immediatezza nelle mie storie».

E poi, c'è la guerra, il suo tema prediletto, ma anche l'umorismo: «La vita reale è piena di cose divertenti, ridicole, bizzarre. La letteratura fantasy ha avuto spesso la tendenza a prendersi troppo sul serio, con l'intenzione di essere heavy e potente. Amo condire di humour nero le mie storie, anche le più buie.

Non si può proiettare un'ombra senza spiragli di luce, dopo tutto».

Commenti