Cultura e Spettacoli

L’amore ingannevole di Kierkegaard

Il saggio di Luigi Campagner L’inganno nell’amore. Le figure della seduzione in Kierkegaard offre gli elementi per capire ancora di più sul filosofo danese

L’amore ingannevole di Kierkegaard

Immaginatevi di incontrare Søren Kierkegaard: come sarebbe un appuntamento con l’autore di Aut-Aut e Timore e tremore? Il saggio di Luigi Campagner L’inganno nell’amore. Le figure della seduzione in Kierkegaard offre gli elementi per una risposta fondata. La preparazione filosofica e la competenza, pratica e dottrinale, di analista dell'autore sono felicemente alleate. Il libro è poi un lavoro d'équipe che si appoggia ai testi del filosofo danese e a contributi di vari soggetti: dapprima i curatori delle edizioni e traduzioni in Italia delle opere di Kierkegaard come Cornelio Fabro, Remo Cantoni, Gianni Guerrera; poi Sigmund Freud, Jacques Lacan e altri psicoanalisti quali Giacomo B. Contri e Maria D. Contri; infine autori della portata di Kant, de Sade, Schopenhauer, Hegel, Weber. Campagner avverte: incontrando il filosofo danese ci imbattiamo in un uomo melanconico, dotato di talento letterario e acutezza psicologica. Un uomo che in maniera eloquente e brutale dice di sé nel Diario: «Non ripeterò mai abbastanza che io sono un poeta, ma di una natura del tutto speciale; perché la dialettica è la determinazione essenziale della mia natura e la dialettica è per essenza estranea al poeta. Destinato fin dalla prima infanzia a una vita di pene, come forse pochi appena riescono a immaginare; immerso nella più profonda malinconia e da essa una volta spinto alla disperazione, io capii che il mio compito era di fare lo scrittore. L’ideale etico era ciò che mi entusiasmava – ahimè, io fui impedito di realizzarlo nella sua forma perfetta, perché ero stato infelicemente messo fuori dall’umano in generale.

Se l’avessi potuto, sarei diventato immensamente orgoglioso… Non potei frenare la mia attività letteraria: io la seguii…, ed essa sfociò per logica di idee nella religiosità. Allora compresi il mio dovere di far penitenza servendo una cosa molesta, un lavoro umanamente ingrato, con sacrificio di tutto». Come si noterà, ripetizione, sacrificio e trascendenza sono termini rilevanti nelle pagine di Kierkegaard. E come finirebbe il nostro ipotetico appuntamento? Se non fossimo accorti, in un inganno infruttuoso. Il titolo del saggio è indicativo e rimanda a due relazioni centrali nella vita del filosofo danese: quella col padre e quella con la fidanzata Regine Olsen. Si tratta di due casi di incantamento con conseguente soggezione. Nei confronti del padre l’incantamento è subìto, con un resto inesausto di ribellione; con Regine l’incantamento è simile, non è riuscito, ma è lo stesso umiliante per la donna ed è proteso a una perfezione religiosa tale da non far accadere niente di soddisfacente per i partner – per Kierkegaard la stessa risurrezione non ammette differenze sessuali –. Di qui, cioè dal nesso nel pensiero del filosofo tra amore professato e inganno perseguito, la diagnosi di perversione da parte di Campagner.

Il saggio ha vari meriti: mostra perché Kierkegaard è tra gli autori più influenti del nostro tempo, aiuta a individuare nella mentalità comune le idee che ci impediscono di fare dei rapporti un’occasione di soddisfazione e invita a riflettere su come – e se – traiamo profitto dai nostri incontri quotidiani.

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