Cultura e Spettacoli

L'Arabia Saudita non ha "diritto" di essere ospite del Salone del Libro

Torino ripensa all'idea di invitare il Paese musulmano per l'edizione dell'anno prossimo: impossibile dialogare con chi mette a morte oppositori e dissidenti

L'Arabia Saudita non ha "diritto" di essere ospite del Salone del Libro

Stretta fra ambizioni geo-letterarie e pasticci provinciali, la strada intrapresa dal Salone del libro di Torino per invitare come Paese ospite dell'edizione 2012 l'Arabia Saudita, si è infilata in un vicolo cieco. Uscirne in modo dignitoso, ormai è quasi impossibile. Fin da subito, quando fu dato l'annunciato, lo scorso maggio, le polemiche si sprecarono. Ma come: per l'evento editoriale-letterario più importante in Italia, si invita in qualità di ospite d'onore un Paese come l'Arabia Saudita in cui la libertà di pensiero, di stampa e di opinione è pari a zero, dove la censura funziona a pieno "regime", e il dibattito delle idee soffocato dal fondamentalismo religioso di matrice islamica? E infatti, da lì a poco, la nuova presidente del Salone del Libro Giovanna Milella, appena nominata, prese subito le distanze dalla scelta di chi l'aveva preceduta: valuteremo bene la cosa, disse con molti dubbi. Poi, tra la spaccatura dei nuovi vertici del Salone e gaffe incredibili (a un certo punto sul periodico online del Consiglio comunale di Torino spuntò una bandiera sbagliata dell'Arabia Saudita, pescata a caso sul web, con scritte che in realtà erano di insulti all'Islam), si arrivò al ripescaggio del "vecchio" direttore del Salone, Ernesto Ferrero. Il quale, per prima cosa, qualche settimana fa, fece sapere che la decisone relativa all'Arabia Saudita doveva essere ridiscussa... Una dichiarazione che era quasi la pietra tombale su un'idea (perlomeno bizzarra) sfuggita di mano al Salone e alla città di Torino.

Ora, le cose si complicano ulteriormente: nel giro di pochi giorni arrivano le due notizie secondo le quali un ambasciatore dell'Arabia Saudita, Paese che ha il record di esecuzioni capitali, 114 nei primi otto mesi di quest'anno, è stato nominato ai vertici del Consiglio per i diritti umani dell'Onu, e che Ali Mohammed Al Nimr, un ragazzo di 20 anni che ha manifestato in passato contro il regime, è stato condannato alla crocifissione. Sull'onda dell'indignazione ieri i Radicali hanno chiesto formalmente alla Regione Piemonte e al Salone del Libro di rigettare l'ipotesi "scellerata" che l'Arabia Saudita sia ospite d'onore dell'edizione 2016: "È già scandaloso che un paese teocratico, dispotico, illiberale, sessista, razzista, fondamentalista e feudale come l'Arabia Saudita sia stato posto al vertice del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Che sia stato scelto anche quale ospite al prossimo Salone del Libro è inaccettabile. Dopo la condanna per apostasia a dieci anni di reclusione e mille frustate al blogger laico e liberale Raif Badawi, e ancor più con la condanna a morte di Ali al-Nimr, tale ipotesi va rigettata senza esitazione", hanno dichiarato i Radicali. Da lì a poco, il diluvio. Nel giro di un paio d'ore il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, e poi la stessa presidente del cda del Salone del Libro, Giovanna Milella, hanno dichiarato di voler riconsiderare l'invito all'Arabia Saudita come Paese ospite d'onore, mentre il sindaco
di Torino Piero Fassino ha giustamente fatto notare che "La condanna a morte di Ali al-Nimr negherebbe in radice quelle ragioni di dialogo che erano alla base dell'invito all'Arabia Saudita". La decisione definitiva spetterà al cda del Salone che si riunirà il 6 ottobre, ma intanto il danno è fatto. Se si facesse, come, augurabile, un passo indietro, bisognerebbe spiegare come è stato possibile, quattro mesi fa, pensare a quell'invito, con conseguente figuraccia sul piano internazionale. Ma se si mantenesse l'impegno, si sprofonderebbe nella vergogna di festeggiare, al Salone del Libro, un Paese che è la negazione della libertà delle idee.

Come inizio del "nuovo" corso del Salone, non c'è male.

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