Cultura e Spettacoli

L'attrazione degli opposti De Gregori presenta il «Göring» di Buttafuoco

L'attrazione degli opposti De Gregori presenta il «Göring» di Buttafuoco

I l cortocircuito tanto atteso non c'è stato. Semmai, la presentazione del nuovo romanzo di Pietrangelo Buttafuoco (I cinque funerali della signora Göring, Mondadori), ha dimostrato che Francesco De Gregori è un avido lettore di romanzi d'amore. Ma non di tutti. Bensì di quelli in cui agiscono attori dal fascino controverso come Hermann Göring. Il principe dei cantautori, che al suo status di artista concede soltanto la licenza di una sobria giacca di pelle nera, accetta di buon grado di presentare, insieme con Annalena Benini, il libro di Buttafuoco, nel quale riconosce un'autonomia di pensiero e un fascino fabulatorio fuori dal comune. La Benini, in una libreria gremita fino al limite (quella dell'Auditorium romano dove è in corso, tra l'altro, il Festival del film), ha recitato la parte dell'esegeta scrupolosa e sensibile. Prima cogliendo con semplice eleganza il nocciolo del romanzo «Pietrangelo è riuscito a tirare fuori l'uomo dentro il Male», poi consegnando al pubblico una lunga teoria di rimandi e citazioni tra i film di Jim Jarmusch, Flaubert («la baronessa Carin è una Bovary riuscita») e la biografia di Leon Bloom. De Gregori, invece, si è soffermato soprattutto sullo sfondo di questa storia unica e inimitabile. È la Storia, insomma, a interessarlo. E ovviamente i rimandi alle sue stesse canzoni possono essere un facile escamotage. Tuttavia, il cantautore, ritrova il suo rigore intellettuale nel sottolineare che la storia d'amore tra l'esuberante Göring e la baronessa svedese Carin von Fock si consuma nel trentennio cruciale del Secolo Breve. E rimane impantanato nel dubbio se questa storia di un amore tragico e unico possa essere accostata a quei grandi romanzi d'amore che hanno fatto da subdola chiave di accesso alle trame più oscure della Storia. E sornione si rivolge a Buttafuoco con ironica complicità: «Siamo in presenza di un novello Manzoni?».

Poi lo scatto d'orgoglio nel lanciare una provocazione (minima), quando allude alle frustrazioni e alle manie di grandezza dell'ultimo Göring, quello della disfatta, quello - ormai vedovo inconsolabile - schiavo della morfina. Quello che lo stesso Buttafuoco liquida con l'espressione «grumo di sugna».

«Questo libro sembra mettere sotto i riflettori gli aspetti più concreti di quella psicopatologia di massa che attanagliò il popolo tedesco». La revanche, le frustrazioni e la megalomania di Göring già eroe popolarissimo della prima Guerra Mondiale, come un paradigma? Sì certo. L'eroe del male, quello stesso Göring, che ha permesso a Buttafuoco di comporre quella che qualcuno già definisce «elegia dell'impossibile e dell'impresentabile», mantiene intatto il fascino dell'irregolare. Quel fascino che da sempre seduce Buttafuoco e De Gregori.

Affinità elettive che ha fatto prendere loro la gioiosa strada dell'amicizia e della complicità.

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