Cultura e Spettacoli

L'autonomia delle Fondazioni? È finta il commento 2

La nomina di Giovanna Melandri alla presidenza del Museo nazionale delle arti del XXI secolo (MAXXI) è l'ennesimo esempio di come la tanto temuta «privatizzazione» della cultura sia allo stato attuale un miraggio. Il problema non è Giovanna Melandri in quanto tale, ma in quanto espressione di una politica e di un settore pubblico che hanno ancora in mano il controllo delle nostre istituzioni culturali. Il MAXXI è retto da una Fondazione. Tale forma giuridica è uno strumento di diritto privato utilizzato in questi ultimi anni con grande frequenza per la gestione dei beni culturali statali e non. Questa innovazione si è resa necessaria per cercare di raggiungere una doppia finalità: il contenimento della spesa pubblica attraverso il coinvolgimento di privati; il miglioramento della efficienza della gestione. Proprio alla Fondazione di partecipazione pubblico-privata il governo ha pensato per dare una nuova veste giuridica anche alla Pinacoteca di Brera. Le reazioni sono storia recente: appelli e levate di scudi. Le Fondazioni di partecipazione sono viste come il «cavallo di Troia» per l'ingresso dei privati nella cultura. Ma basterebbe andarsi a leggere gli statuti o, nel caso di Brera, il testo normativo di riferimento per comprendere come il settore pubblico non abbia affatto intenzione di abdicare al proprio ruolo egemone. Il MAXXI stesso è il tipico esempio di come la gestione pubblica abbia mutato forma ma non sostanza. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali è il principale finanziatore del museo ed è il soggetto che, attraverso le proprie nomine, governa il suo Consiglio di amministrazione. Tecnicamente le Fondazioni sarebbero soggetti dotati di un patrimonio che viene gestito per il conseguimento di uno scopo. Da questo patrimonio dovrebbero trarre il proprio sostentamento. In Italia invece le cose non funzionano così: in larga parte le Fondazioni drenano denaro pubblico, che rappresenta ogni anno la voce di entrata più cospicua. Nel caso del MAXXI, il contributo dello Stato nel 2011 (comprensivo delle risorse erogate da Arcus) è stato di circa 4 milioni di euro. Le nostre Fondazioni sono soggetti che amministrano musei pubblici, a controllo pubblico e dove il potere gestionale è legato direttamente o indirettamente al settore pubblico. Formalmente sono dotate di autonomia, ma su questa autonomia è molto facile mettervi le mani. Il commissariamento del museo romano, cinque mesi fa, è avvenuto a seguito dei conti non in ordine del MAXXI. In questo lasso di tempo sono aumentate le sponsorizzazioni ed è stato rivisto al rialzo il contributo dello Stato per il 2012 previsto inizialmente. Proprio ora che si è concluso il processo di «risanamento», la gestione ordinaria comincia con un passo falso compiuto dal ministro della cultura.

Alla lunga lista di società a partecipazione pubblica che assorbono i politici in via di «rottamazione», ora occorre aggiungere anche le fondazioni museali.

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