Cultura e Spettacoli

L'innocuo studioso che cela un mostro

L a metamorfosi è il tema che striscia sotterraneo tra le pagine di Metamorph (Foschi, pagg. 271, euro 18), nono romanzo del siciliano Giuseppe Casa (già edito, tra gli altri, da Transeuropa, Rizzoli e Stampa Alternativa). Tema sotterraneo ma non tanto, dato anche il titolo, che, però, si riferisce a un sofisticato software in grado di osservare in tempo reale i cambiamenti che avvengono nelle cellule. Il protagonista, Lorenzo Barbieri, è un ricercatore di biologia molecolare precario che, dopo un promettente avvio di carriera a New York, ritorna a Milano per motivi familiari. Vive nella periferia nord della città con la moglie Michelle, che lavora nella moda, e con il figlio adolescente, Kevyn, con il quale non ha alcun tipo di rapporto. Come nei precedenti libri di Casa, il tono è sempre sospeso tra il noir, l'horror e il grottesco, una miscela che lo rende paragonabile al Bret Easton Ellis di Lunar Park e Imperial Bedrooms e lo ascrive alla genìa dei «cannibali pulp» italiani. Quindi: linguaggio fortemente parlato (con alcuni scivoloni lessicali lasciati lì in bella mostra) mutuato dal cinema e dal fumetto; nessuna paura di esagerare; onnipresenti citazioni musicali non tanto rock quanto gothic, industrial e new wave; ironia feroce e politicamente scorretta; presenza di personaggi sempre un po' oltre il borderline.
Lentamente ma inesorabilmente, le poche certezze della vita di Lorenzo Barbieri crollano, portandolo a uno stato allucinatorio permanente che, a ben vedere, ha molti punti di contatto con l'autentica cifra dei tempi in cui viviamo. Le relazioni interpersonali, sia quelle sul posto di lavoro, già di per sé poco autentiche e improntate alla più spietata concorrenza, sia quelle familiari, cominciano a perdere senso per Lorenzo, fino a degenerare del tutto. All'origine della deflagrazione delle contraddizioni c'è un incontro casuale in un negozio di dischi: Lorenzo nota una donna, la abborda senza pensarci troppo, come se fosse un giochino spensierato, ma lei gli dice che si erano già conosciuti vent'anni prima anche se lui non ricorda di averla mai vista. Dallo scambio di alcuni sms maliziosi alla relazione clandestina la strada è breve, ma la donna si rivela essere un evidente pericolo per la serenità di Lorenzo. Una mirabile sequenza di coincidenze e di scelte apparentemente innocue conduce a un degrado sempre più evidente della psiche di Lorenzo. Le ultime cinquanta pagine del romanzo, poi, inchiodano il lettore: la storia perde i connotati del realismo e trasforma Lorenzo in una specie di mostro suo malgrado.
In un panorama letterario dominato dai generi, il romanzo di Giuseppe Casa sembra giocare con essi senza mai addomesticarsi a seguirne le regole. È una caratteristica costante della sua opera. Chi ha letto i libri precedenti riconoscerà la sua prosa refrattaria all'editing, sporcata dal parlato e anche le sue idee stravaganti, mai scontate, spesso e volentieri urticanti e provocatorie.
In Metamorph esce malconcia l'idea di famiglia e in particolare la tendenza tutta italica a vedere nella maternità e nella paternità una sorta di miracolo d'amore. Lorenzo non è mai stato convinto di poter essere un buon padre. Michelle rimane incinta per caso e decide di tenere il bambino contro il parere del marito. L'incomunicabilità tra le generazioni, tema frusto, qui assume un tratto liberatorio e molti cinquantenni con figli adolescenti leggeranno con complice esaltazione le tirate di Lorenzo contro la generazione dei figli, annebbiata da film e videogame e tendente a un mutismo e a un quasi-autismo ostentati e vissuti come necessari.


A lettura ultimata, Metamorph può essere archiviato come l'urlo disperato di un uomo nato e cresciuto nel Ventesimo secolo e scaraventato senza l'ausilio di alcun ammortizzatore sociale né emotivo nell'assurdo mondo iperfinzionale di oggi.

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