Cultura e Spettacoli

L'irresistibile commedia di Pallavicini

La cosiddetta «commedia all'italiana» era nata per mettere in ridicolo un nuovo tipo d'uomo che cominciava a farsi notare nella penisola all'indomani della seconda guerra mondiale. Un uomo sicuro di sé e delle sue qualità, maschilista senza saperlo, sbruffone, eccessivo, pacchiano. Possiamo dire che Alfredo Pampaloni, l'ottuagenario protagonista di Una commedia italiana di Piersandro Pallavicini (Feltrinelli, pagg. 320, euro 17) sia un genuino rappresentante di quel tipo d'italiano: ex operaio milanese che si arricchisce come industriale dei formaggi, sposa la fidanzata senza grilli per la testa, fa due figli e, infine, si gode la vecchiaia dopo aver venduto l'azienda e essere rimasto vedovo.
Conosciamo la storia di Leonardo attraverso le parole della figlia Carla, una cinquantenne bruttina, docente di Chimica alla Statale di Milano, che racconta gli ultimi giorni di vita del padre durante una riunione di famiglia nella stravagante villa di montagna in Val di Non, convocata perché Alfredo, prima di morire, vuole donare le sue proprietà immobiliari ai due figli. Il fratello di Carla, Edo, vive con moglie e prole a Londra, dove ha messo in piedi una fallimentare galleria d'arte. La rimpatriata non sarà delle più tranquille: l'istrionico Alfredo non intende rimangiarsi una vita di eccessi e di burle pesanti solo perché è vecchio e malato e le sue continue trovate avranno più di una conseguenza.
I flash back ambientati negli anni Settanta descrivono il mistero mai chiarito dei suoi viaggi estivi, quando spariva lasciando moglie e figli in montagna da soli. Lui accampava sempre la stessa scusa: un fantomatico investimento nel mondo del cinema che aveva bisogno di essere seguito da vicino e poi amici importanti come Gunter Sachs e Brigitte Bardot che lo aspettavano a Saint-Tropez. Ma dove andava davvero? Mai una fotografia, mai una qualsiasi prova dell'effettiva esistenza di questo film che lo vedeva tra i produttori.
Il romanzo, fin dal titolo, è disseminato di indizi e riferimenti diretti alla stagione d'oro della cinematografia brillante italiana anche se non mancano strizzate d'occhio ai miti giovanili dell'autore (dal prog-rock dei Genesis ai fumetti di Alan Ford).
Pallavicini torna alla commedia dopo il felice Romanzo per signora di due anni fa. Dall'esordio de Il mostro di Vigevano (1999, il falsetto comico rimaneva quasi nascosto sotto strati d'altro (languori alla Tondelli, pornografismi alla Busi e dandysmo alla Arbasino).

Da due anni a questa parte il chimico-scrittore vigevanese ha invece deciso di lasciarsi andare e di dare libertà d'espressione a quello che sembra venirgli meglio.

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