Controcultura

La musica si liberò dalle convenzioni ma finì in violenza

La musica si liberò dalle convenzioni ma finì in violenza

Nel 1960 il capo dell'Fbi Edgar J. Hoover mise la Beat Generation al terzo posto tra le forze che minacciavano l'America, dopo i comunisti e gli intellettuali («le teste d'uovo»). È naturale che a un movimento così ribelle si ispirarono presto gli hippie, soprattutto per lo spirito ecologista propugnato da Michael McClure e Gary Snyder e per la libertà delle forme musicali. Nel 1982 Allen Ginsberg, nel sintetizzare i punti essenziali della Beat Generation - oltre alla liberazione spirituale, alla rivoluzione sessuale e alla liberalizzazione delle droghe - cita «l'evoluzione dello r'n'b in r'n'r» grazie ad artisti come i Beatles, Bob Dylan, Janis Joplin, influenzati dalle opere degli scrittori e dei poeti della Beat Generation. È vero, Kerouac e compagni sono cresciuti con gli elaborati virtuosismi bebop di Charlie Parker, Thelonious Monk e Dizzy Gillespie, e opere come On the Road hanno il ritmo fremente e drammatico dell'antico blues, ma la generazione hippie ha creato una nuova musica, un art rock lisergico e creativo, che ancora oggi è la radice della musica moderna. La «fusione spirituale» tra beat e hippie è simbolicamente celebrata il 14 gennaio 1967 con (...)

(...) lo «Human Be In» di San Francisco, dove le parole dei poeti Beat si alternavano ai suoni acidi di Grateful Dead, Quicksilver Messenger Service, Jefferson Airplane, Country Joe. Era il momento della libertà artistica amplificata dagli acidi e dall'espandersi della coscienza. A San Francisco c'era Augustus Owsley Stanley III, ex studente di ingegneria, che riforniva di Lsd tutta la comunità hippie, anche se la controcultura aveva scoperto gli acidi grazie a Timothy Leary. Soprattutto i lunghissimi brani improvvisati e liberi da ogni schema dei Grateful Dead incarnavano il sound psichedelico dell'epoca assimilato, per libertà armonica, al free jazz che le radio Fm di San Francisco trasmettevano in alternanza al nuovo rock. Il blasonato critico Ralph J. Gleason defini i Grateful Dead «un vero gruppo jazz», così come Embryonic Journey dei Jefferson Airplane prendeva spunto dalla libertà del jazz d'avanguardia. Phil Lesh, bassista dei Dead (che studiò con Berio) parlò di un brano caotico e parossistico come The Eleven definendolo: «Musica dell'Uroboro. Musica esoterica, asimmetrica che solo pochi possono razionalizzare e anche in questo caso con grande approssimazione. È una musica libera da cliché, pura, che va addirittura oltre le strutture informali di Miles e Coltrane».

Leary, Ginsberg e Richard Alpert fecero una crociata in favore dello Lsd e della mescalina «come mezzo per far ritorno alla natura e per sottrarsi al materialismo della società moderna» che il rock portò avanti con instancabile creatività. I suoni del rock spaziavano quindi dalla tradizione blues e folk all'improvvisazione totale. E l'impegno politico? Qui gli studiosi e i sociologi si dividono, e l'opera più esaustiva sul tema è Nel caleidoscopio della controcultura di Nadya Zimmerman (Carta Bianca) che vede anche nell'artista più impegnato contro la guerra del Vietnam come Country Joe & The Fish, un furbacchione che ha ceduto alle lusinghe del music business. Country Joe, che cantò alla prima grande manifestazione dell'ottobre 1965 contro la guerra e incise l'album Songs of Opposition, è celebre per la sarcastica I'm fixin to Die Rag cantata a Woodstock dove dice tra l'altro «forza generali andate là fuori e prendete quei rossi perché l'unico comunista buono è quello morto». Comunque anni di creatività e di speranza quelli che vanno dalla Beat Generation alla hippie generation, svegliatasi poi traumaticamente dal sogno con l'incubo degli Hell's Angels che uccidono in gruppo un giovane nero al Festival di Altamont durante lo show dei Rolling Stones... Persino Mick Jagger smise di suonare Under My Thumb guardando attonito quel parapiglia....

Antonio Lodetti

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