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La natura? Non è ambientalista

Ogm, inquinamento, km zero: un pamphlet di Testa ribalta i luoghi comuni dell'ecologismo. Che sono pericolosi

La natura? Non è ambientalista

Naturale. Secondo natura. Naturalmente. Paroline che usiamo di continuo e che hanno, sempre più, assunto il valore di sinonimi di: buono, bello, giusto, equilibrato. Un po' perché in un mondo dove la tecnologia va veloce è «naturale» avere la tentazione di essere passatisti. Un po' perché la natura, spesso compendiata dalla formula bio, è di moda e, come cantava Gaber, «Quando è moda è moda!». Ma davvero questa equivalenza tra natura e tutto ciò che è positivo ha un senso? Ed è un'equivalenza così automatica? Ci riflette sopra Chicco Testa in Contro (la) natura (Marsilio, pagg. 130 euro 10, scritto con Patrizia Feletig). E il responso è già tutto nel sottotitolo: Perché la natura non è buona né giusta né bella . Testa, che è stato anche presidente di Legambiente, non può facilmente essere tacciato di poca sensibilità ecologica. Però al giochino di santificazione di quella che già per Leopardi era una matrigna di cattivo carattere non ci sta. E in un pamphlet, molto agile, elenca una serie di fatti e di capisaldi logici difficili da smentire. Faranno però venire l'orticaria a chi sogna ritorni a un'età dell'oro de-tecnologizzata, figlia del mito del buon selvaggio.

Il primo dato che rileva è che «usiamo l'aggettivo “naturale” per rafforzare opinioni e concetti che sono solamente nostri». Giusto per fare un esempio, chi elogia il ritorno al mondo agricolo di una volta, di quel mondo agricolo “vende” un'idea quanto mai edulcorata, a metà tra l'Arcadia virgiliana e le réclame del Mulino Bianco. Ma è natura? Così Testa: «Ciò che noi amiamo della vita in natura è in realtà un paesaggio che abbiamo forgiato secondo le nostre esigenze e che è cominciato a diventare bello e piacevole negli ultimi decenni». Insomma niente che abbia a che fare con il mondo selvaggio. Solo qualche anno fa la vita delle campagne era «grama, molto grama». Adesso però la campagna è carina, «oggi è possibile vivere a Bolgheri con gli stessi comfort di chi vive a Manhattan... grazie alla tecnologia». Quella che ci piace è una finta natura, comoda e umanizzata.

Non mancano nemmeno pagine dedicate ai cosiddetti rimedi naturali, a partire da un capitoletto intitolato «Cialtroterapia». Elencano con dovizia di particolari medicinali fitoterapici che possono allegramente mandare al creatore, gli effetti devastanti del curarsi con terapie non testate clinicamente. E spiegano bene come quello della cura alternativa sia diventato un enorme business che spesso, come nel caso dell'omeopatia, si basa su un principio di diluizione tale che assumere il farmaco «è un po' come versare una tazzina di caffè in una piscina olimpionica, bere un sorso di quell'acqua e pretendere di aver assunto della caffeina». Sotto sotto c'è un'idea molto sbagliata della natura perché invece la natura funziona con le regole della chimica. Insomma c'è molto più buon senso “naturale” in un laboratorio che in chi rifiuta le vaccinazioni. Con lo stesso piglio viene poi spiegato come le città siano energeticamente più efficienti e meno inquinanti della campagna, come la sopravvivenza delle balene debba molto all'utilizzo industriale del petrolio, et similia . Tutti fatti che non piaceranno a chi ha trasformato l'ambientalismo in catastrofismo. Come Greenpeace che Testa definisce (sempre con apposito capitoletto) il «Politburo dell'ambiente».

Ma ciò di cui abbiamo parlato sin qui è solo il livello più semplice, anche se forse più divertente, del puntuto saggio. Sotto traccia c'è un ragionamento, più profondo, su come la deificazione della natura e l'ignoranza delle più elementari basi scientifiche e storiche crei un miscuglio pericoloso. Sulla scorta di una lunga tradizione di pensatori, che si potrebbe far partire da John Stuart Mill, l'autore ragiona sul fatto che «La natura è un'imponente macchina che produce vita e morte... Da questa macchina abbiamo molto da imparare e molto da capire. Ma non è giusta, né buona né bella. Come nessuna macchina può esserlo in sé. La natura non si cura di noi esseri umani. Va avanti e basta. Quando a essa si ricorre invece per giustificare comportamenti, giudizi e valori, si producono errori e talvolta tragedie».

Ma dicendo queste cose Testa rischia di essere fuori moda.

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