Cultura e Spettacoli

Nuove libertà del web che rischiano di togliere gli antichi diritti

Internet è «il sistema circolatorio dell'economia moderna», come lo definisce Malcolm Harbour. Onnipresente, indispensabile, inevitabile. Ma anche se connettività sembra far rima con libertà, il web rischia di minacciare i diritti, invece di moltiplicarli. Ecco perché innovazione e regole devono procedere di pari passo. Chi può mettere ordine nel Far West della Rete? «Il regolatore è responsabile», spiega Antonio Preto, 49 anni, commissario dell'Autorità garante delle comunicazioni e autore del saggio In principio è la rete. Suggestioni comunicative per una società connessa (Marsilio). La prefazione è, appunto, di Malcolm Harbour, uno dei protagonisti del dibattito europeo sulle comunicazioni elettroniche.

La virtualità dei contenuti on line non deve ingannare, spiega Preto: la Rete offre «grandi opportunità e grandi rischi per libertà e diritti. E i diritti fondamentali necessitano di tutela anche, anzi ancora di più, nell'era di internet». Il web può portare crescita e benessere, ma il rovescio della medaglia si chiama discriminazione. «Internet è davvero dono di Dio - sottolinea l'esperto -, a tutto vantaggio di democrazia, rappresentanza e pluralismo dei mezzi di comunicazione, se il regolatore si pone a tutela dei diritti del cittadino». Il principio è uno: «I diritti validi per l' off line devono valere anche per l' on line ».

Le istituzioni sono chiamate direttamente in causa nel libro. Preto, che è avvocato e ha alle spalle un'esperienza come capo di Gabinetto del vicepresidente della Commissione europea, suggerisce la creazione di un'Autorità per il web indipendente dal potere politico ed economico. Che vigili sul rispetto dei diritti dei cittadini-utenti ma non solo. Serve un controllo sulla diffusione capillare della Rete secondo gli obiettivi fissati dall'agenda digitale europea, oltre a un sistema che promuova gli investimenti nel settore digitale.

Si discute di Web Tax e dei colossi di internet che sfruttano la mancanza di regole chiare e comuni. «Non ci possono essere nell'Unione europea - scrive ancora Preto - trattamenti fiscali tanto differenti da Stato a Stato. Considerato che l'operatore invece è presente a livello continentale, se non globale. È necessario un intervento forte a livello europeo, con nuove leggi valide per tutti». E l'Italia? «Il nostro sistema di comunicazioni è sempre stato avanzato - precisa il commissario dell'Agcom - il digitale terrestre e la concorrenza nel settore della telefonia mobile sono considerati modelli da seguire. Tuttavia dobbiamo investire molto di più sulla diffusione della banda ultra larga, per centrare gli obiettivi europei». Ma c'è un fattore in più che rende la Rete un'opportunità da non perdere per il nostro Paese. «In un Paese così ricco perché polifonico - conclude Preto - internet può diventare un collante senza precedenti, uno strumento di autentica unità».

Fosse davvero la volta buona.

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