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Oliver Sacks: «Il mio tumore è terminale»

Oliver Sacks: «Il mio tumore è terminale»

La sua autobiografia, On The Move: A Life , uscirà fra un paio di mesi. Probabilmente ha già consegnato il tutto al suo editore, ma il capitolo finale (verrebbe da dire il sotto-finale, se si trattasse di un romanzo - ma forse lo è davvero, un romanzo, la sua vita) sta fuori dal libro. Sta in un articolo pubblicato ieri dal New York Times nella pagina delle Opinioni. E che opinione... Oliver Sacks non è L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello , non è stato colpito da Allucinazioni , non si lascia andare, come Zio Tungsteno , ai ricordi di un'infanzia chimica . Il suo è, molto semplicemente, uno dei tanti Risvegli che ha documentato. Ma in questo caso l'encefalite letargica non c'entra. C'entra il cancro.

«Non riesco a fingere di non avere paura, ma il sentimento predominante è la gratitudine: sono stato un essere senziente su questo splendido pianeta, e ciò è stato un privilegio e un'avventura», scrive il neurologo inglese. «A 81 anni nuoto ancora un miglio al giorno, ma la fortuna è finita: ho scoperto di avere metastasi multiple al fegato e il melanoma oculare che mi lasciò cieco da un occhio nove anni fa si è metastatizzato», prosegue. Nella sua confessione in pubblico, lo scienziato si sente vicino al filosofo David Hume. Il quale, sapendosi vicino alla fine, scrisse una brevissima autobiografia, in cui dice: «Ora subisco una rapida dissoluzione. Ho sofferto poco e la cosa più strana è che mai, nonostante il declino della mia persona, ho accusato un momento di abbattimento. Ripongo il solito ardore nello studio e la solita allegria nello stare in compagnia».

Hume era empirista nel pensiero e moderato nelle passioni. Sacks ammette invece che la moderazione non è mai stata nel suo stile. Si definisce uomo «di spirito veemente e di entusiasmi violenti». «Negli ultimi giorni - rivela - ho guardato la mia vita come da un'altura, osservandola come una specie di paesaggio, e con una percezione molto profonda della connessione di tutte le sue parti. Desidero, nel tempo che mi resta da vivere, approfondire le mie amicizie, dire addio alle persone alle quali voglio bene, scrivere, viaggiare se ce la farò, e raggiungere nuovi livelli di conoscenza. Non mi resta tempo per il superfluo. Quando moriamo, nulla può prendere il nostro posto. Restano vuoti che non possono essere colmati, poiché il destino (genetico e neuronale) di tutti gli umani è essere un individuo irripetibile, compiere il proprio cammino, vivere la propria vita, morire la propria morte».

Fu proprio Hume a sostenere che «la bellezza delle cose esiste nella mente che le contempla». Sacks è una bella mente.

Ci piace pensare che resterà tale anche quando guarderà le cose da un posto più alto.

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