Cultura e Spettacoli

Ora la "roba" di Verga è finalmente al sicuro

Sotto sequestro i manoscritti dell'autore. Valgono 4 milioni e stavano per andare all'asta. Il nipote li prestò oltre ottant'anni fa a uno studioso

Ora la "roba" di Verga è finalmente al sicuro

Di «malavoglia», ma alla fine «la roba» di Giovanni Verga dovrà essere restituita. D'altra parte, sarà obbligatorio farlo, visto che il materiale è stato sequestrato dai carabinieri. Migliaia di stampe fotografiche di lettere, centinaia di lettere autografe, decine di manoscritti di novelle e romanzi, bozze, appunti, disegni. Il materiale, del valore stimato di 4 milioni, faceva parte (ormai occorre usare l'imperfetto) della cosiddetta “Collezione Perroni” ed è un tesoro culturalmente inestimabile che stava per finire all'asta, pur appartenendo di diritto agli eredi dell'autore siciliano, come stabilito da una sentenza del tribunale di Catania emessa nel 1975.

Si chiude così una vicenda iniziata oltre ottant'anni fa, quando, dietro pressioni del potentissimo ministro Bottai, il nipote dello scrittore, Giovannino Verga Patriarca, consegna a Lina e Vito Perroni tutti i manoscritti dello zio. Si trattava, nelle intenzioni dell'offerente, in sostanza di un prestito per motivi di studio. Sta però di fatto che, nel corso di decenni, la restituzione non è mai avvenuta, nemmeno quando l'editore Mondadori (che nel frattempo aveva provveduto alla previdente microfilmatura del tutto, avvenuta proprio in casa Perroni, fra il '56 e il '67) scese in campo con la propria autorevolezza per caldeggiarla.

L'affaire Verga sconfina dalla Sicilia e assume proporzioni nazionali. Si susseguono cause legali e interrogazioni parlamentari. Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo intervengono pubblicamente per condannare la «cattività» di quel ben di Dio finito nelle mani non di raffinati filologi, e dunque esposto a seri pericoli. Nel '75, come detto, la sentenza del tribunale di Catania in favore dei Verga. E, tre anni dopo, la Regione Sicilia acquista per 85 milioni il Fondo Verga che si trova attualmente alla Biblioteca Regionale Universitaria di Catania. Ma quel Fondo è per forza di cose monco. I Perroni non mollano.

La penultima svolta nell'intricata questione risale all'estate scorsa. Un consulente esterno di Christie's contatta Salvina Bosco, paleografa e curatrice dei manoscritti verghiani di Catania, per segnalarle che il materiale riconducibile ai Perroni giace presso la casa d'aste in attesa di essere battuto. Scatta dunque l'operazione salvataggio. Bosco mette in contatto l'esperto di Christie's con la presidente del Comitato per l'Edizione Nazionale delle opere di Verga, Gabriella Alfieri. E nel gennaio successivo entra in scena la «terza donna» della task force: Ornella Foglieni, Soprintendente ai Beni Librari della Lombardia. Urge una consulenza (per non dire una perizia) che faccia chiarezza. Intanto si muove anche il ministero dei Beni Culturali.

Ed ecco l'ultima svolta che anticipa il lieto fine. Nel febbraio scorso, la Soprintendenza per i Beni librari del Lazio, nella persona di Giuseppa Fatuzzo, e la Direzione generale per le Biblioteche del Ministero, cioè Angela Benintende ed Emanuela Virnicchi, richiedono l'intervento del reparto operativo dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale. Ne consegue che la “Collezione Perroni” si mette in salvo dai colpi di martelletto di Christie's e approda al porto sicuro del Centro per la Tradizione Manoscritta dell'Università di Pavia. Angela Maria Perroni, figlia di Vito, oppone ricorso al Tar della Lombardia, il quale però lo respinge. Il più è fatto, anche perché la complementarietà delle carte ex-Perroni e di quelle catanesi è ormai conclamata. Il sequestro, del tutto cautelativo, annunciato ieri certifica la missione compiuta. Per merito di una squadra di donne.

Ma che cosa comprende il... Verga ritrovato? «Ci sono stesure inedite di romanzi come Mastro Don Gesualdo e I Malavoglia, e stesure inedite di novelle, e addirittura un romanzo intero inedito, Amore e patria, degli anni giovanili. E poi centinaia di lettere manoscritte», risponde la professoressa Alfieri. «Ora - puntualizza - dovrà essere effettuato l'accertamento di proprietà». Ma possono davvero esistere altri proprietari diversi dagli eredi Verga? Molto difficilmente, è lecito ritenere. Quel che è certo è che la storia della messa in salvo dell'ormai ex-“Collezione Perroni” dimostra, per una volta, la fruttuosa sinergia fra tutti i suoi protagonisti, nessuno escluso.

Si avverte un filo di commozione nella voce della professoressa Alfieri quando dice che «questo è un grande esempio positivo di come si possano recuperare tesori perduti».

Commenti