Cultura e Spettacoli

Piero della Francesca, le due anime di un genio

Il pittore raffinato e sensibile accanto al matematico acuto e rigoroso. L'esposizione della sua intera opera teorica ci fa entrare nel più bel "laboratorio" del Rinascimento

Piero della Francesca, le due anime di un genio

L'idea che la pittura sia una scienza fondata sulle discipline matematiche è tramandata dalle fonti fin dall'antichità. Dell'eruditissimo Panfilo che fece della geometria il fondamento della propria arte, leggiamo nella Storia Naturale di Plinio il Vecchio, così come di Apelle, la cui mitica mano era in grado di tracciare senza strumenti linee dritte e sottilissime di impareggiabile precisione. Nella ricezione moderna delle fonti antiche, l'abilità di Apelle fu interpretata - almeno in un caso ma per noi significativo - come un'assoluta maestria nella «prospettiva appartenente all'arte della pictura». L'interpretazione è di Lorenzo Ghiberti, uno dei maestri che più si distinse nella pratica della prospettiva, tanto da essere ricordato da Leon Battista Alberti, nel De pictura , tra i padri fondatori di quella nuova arte, insieme a Masaccio, Brunelleschi e Donatello. È probabile che lo stesso Alberti tendesse a identificarsi con Apelle, ricordandolo come autore di un trattato sulla pittura, ma ad incarnare il genio del grande pittore dell'antichità fu soprattutto Piero della Francesca, il cui trattato De prospectiva pingendi sarà in mostra dal 14 marzo nelle sale di Palazzo Magnani a Reggio Emilia.

Una linea sottile e precisissima solca le pagine del celebre manoscritto, dando corpo a figure geometriche, ornamenti, architetture e figure con inconfondibile grazia e misurata proporzione. Piero della Francesca non ci ha lasciato disegni di sua mano se non all'interno dei suoi scritti matematici. Tutti i codici superstiti del De prospectiva pingendi (sette tra latini e volgari), i due testimoni dell' Abaco , il codice unico del Libellus sui cinque corpi regolari e il corpus delle opere di Archimede - vale a dire, l'intera opera teorica di Piero della Francesca - sono ora raccolti in uno stesso luogo, per la prima volta dopo la morte dell'artista. E con i codici, di conseguenza, troviamo in mostra tutta l'opera grafica del pittore di Sansepolcro. L'eccezionalità dell'evento pone quindi il disegno di Piero al centro di un percorso espositivo che mette a nudo la doppia anima dell'artista, per metà pittore raffinato e sensibile, per metà matematico acuto e rigoroso. Il De prospectiva pingendi è l'espressione più alta di queste due anime che si fondono mirabilmente in una sequenza di proposizioni geometriche e raffinati disegni lineari, estremamente precisi e misurati. La celebre testa umana in proiezione ortogonale e in prospettiva è una delle icone più penetranti del disegno di Piero; è un'immagine potente che mostra il volto sereno e imperturbabile della certezza matematica.

Piero fu il primo a scrivere veramente per gli artisti. Mentre Alberti si era preoccupato di gettare i fondamenti teorici della nuova disciplina pittorica - concedendo solo pochi paragrafi alla pratica della prospettiva - Piero si concentrò decisamente sulle regole del disegno. Dal De pictura albertiano sembra derivare solo la triplice divisione dell'arte pittorica in «disegno, commensurare et colorare» che corrisponde a ciò che Alberti aveva chiamato, rispettivamente, «circonscrizione», «composizione», e «ricevere di lumi». Il resto è frutto di una lunga pratica che il pittore altotiberino codificò attraverso regole e dimostrazioni legittimate da ponderati richiami all' Ottica e agli Elementi di Euclide. La «prospectiva» per Piero era essenzialmente «commensurazione», ossia rappresentazione misurata dei corpi sulla superficie del dipinto. Ogni segno aveva una sua ragion d'essere ed era misurato da precise coordinate spaziali che consentivano al pittore di dipingere con la stessa sicura determinazione richiesta da un teorema geometrico. Impossibile non cogliere il felice incontro tra le due anime di Piero in un capolavoro come la Flagellazione , un dipinto misurato come nessun altro, fino all'ultimo colpo di pennello.

Il percorso espositivo può essere definito come un “viaggio all'interno del libro”. Ad accompagnare il visitatore vi sono circa cento capolavori dei maestri del Rinascimento, tra disegni, stampe, libri, dipinti, sculture e tarsie lignee. E a guidarlo nella comprensione dei contenuti geometrici vi sono originali installazioni che visualizzano tridimensionalmente le pagine del trattato: pannelli trasparenti che riproducono i disegni di Piero a grande scala e lasciano intravedere i corpi che da quei disegni sono generati. Toccare con mano la forma di un oggetto che i disegni in proiezione ortogonale e in prospettiva rappresentano astrattamente, attraverso linee tracciate su un supporto bidimensionale, è il modo che i curatori hanno ritenuto migliore per far comprendere il linguaggio, per molti oscuro, della geometria.

Ma lo scopo è anche quello di trasformare i diagrammi geometrici in oggetti da esposizione, valorizzando la componente estetica del ductus grafico che lo stesso Piero ha costantemente perseguito. Ad animare il procedimento grafico che dal punto e dalla linea porta a costruire mirabili prospettive di corpi geometrici e naturali, sono infine alcuni filmati che visualizzano idealmente la mano di Piero nell'atto di disegnare; un modo semplice ed efficace di comunicare con poche immagini ciò che Piero non riuscì a fare se non con una sequenza interminabile di istruzioni pedissequamente ripetute nelle fitte carte manoscritte del suo trattato: «togli la riga», «poni il piè del sexto», «piglia la quantità», «mena il filo», «puncta», «scrivi», «segna».

A mostra conclusa, i codici del De prospectiva pingendi resteranno accessibili agli studiosi attraverso la biblioteca digitale tematica del Museo Galileo di Firenze. Un piccolo sito web consentirà di accedere ai contenuti del trattato, visualizzando contemporaneamente, per ogni proposizione, i disegni corrispondenti nei sette codici. Dalle immagini visualizzate si potrà accedere, per ciascuna di esse, all'intero codice che le contiene. E una piccola icona segnalerà all'utente l'eventuale presenza di un filmato che anima il disegno, illustrando il procedimento grafico descritto nel testo. Uno strumento di studio e di lavoro, insomma, che sfrutta le potenzialità del web e della digitalizzazione per rendere definitivamente accessibili i preziosi codici di Piero della Francesca.

* Architetto e vicedirettore del Museo di Storia della Scienza "Galileo" di Firenze

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