Cultura e Spettacoli

Pistole, sabbia e malinconia L'indagine diventa western

Percival Everett in Sospetto trasforma il New Mexico nell'ambientazione perfetta per un thriller allucinato

Pistole, sabbia e malinconia L'indagine diventa western

Destrutturare i generi letterari, farli deflagrare in modo che escano dai loro consueti schemi è la passione fondamentale che ha sempre guidato uno scrittore bizzarro e imbizzarrito come Percival Everett. Ci è voluto poco per lui a ribaltare come un calzino gli stilemi del western, del noir, dell'horror, della fantascienza, dell'autobiografia, dei romanzi sulla diversità.

Tutte le volte che si è messo a scrivere Everett ha cercato di non sedersi ma di rimettere in discussione come autore creando personaggi e ambientazioni funzionali al suo progetto letterario. È certo che Everett ha sempre mostrato una predisposizione speciale per gli elementi neri che ha letteralmente disseminato in tutta la sua narrativa: in Glifo (pubblicato da Nutrimenti come tutte le altre opere del narratore afroamericano) è un bimbo prodigio con un quoziente d'intelligenza altissimo a subire la violenza del rapimento; in Ferito un cowboy di mezza età a scoperchiare i segreti di una comunità capace di nascondere le motivazioni dell'assassinio di un giovane omosessuale; in La cura dell'acqua lo sconvolto Ishmael Kidder tortura in maniera sistematica per giorni e giorni l'uomo che sospetta avere violentato e ucciso la propria figlia undicenne; in Deserto americano un professore universitario decapitato a causa di un incidente stradale riprende vita; in Non sono Sidney Poitier un uomo ossessionato dalla somiglianza con il celebre attore americano viene accusato di avere ucciso un suo sosia.

Visti i precedenti era naturale che Percival Everett dovesse prima o poi misurarsi faccia a faccia in maniera strutturale con il giallo e il noir e lo fa da par suo con un romanzo caleidoscopico come Sospetto (Nutrimenti, pagg. 240, euro 16; in libreria da domani) costruito attraverso l'incontro-scontro in tre atti di tre racconti incrociati fra di loro che narrano le peripezie del vicesceriffo Ogden Walker. Nel dietro le quinte del suo romanzo lo scrittore spiega che Sospetto è scaturito dal desiderio di esplorare le aspettative associate al giallo. «Ero interessato ai pregiudizi che ha un lettore nel momento in cui pesca un giallo dallo scaffale, ai pregiudizi dovuti ai panni che il protagonista indossa, ai pregiudizi dovuti ai panni che indossa l'autore e ai pregiudizi dovuti al fatto che l'autore sono io. Volevo fare in modo che la struttura del romanzo fosse fondata sul racconto, più che sulla trama. Spero che il romanzo sia più “realistico” grazie a questo esperimento sulla natura seduttiva della narrazione».

E l'esperimento letterario possiamo dirvi che è pienamente riuscito grazie alla scelta di un protagonista che si trova ad essere letteralmente sradicato nel territorio in cui vive. Ogden Walker infatti non solo è un vicesceriffo di colore e per questo guardato male dalla comunità in cui opera, ma è anche un uomo che non è stato compreso in famiglia. Suo padre gli ha sempre rinfacciato la sua scelta di avere indossato prima una divisa dell'esercito e poi una della polizia americana. Ogden dal canto suo, pur non condividendo la posizione del padre sa che lui non sarà mai in grado di essere libero come lo era il suo genitore, sa che non potrà mai pescare trote spensieratamente come faceva lui. E mentre osserva il deserto del New Mexico dove è costretto a muoversi come vice-sceriffo si sente «un idiota, un idiota che ama il deserto, un idiota che ha lasciato la scuola, un idiota che si è arruolato nell'esercito, un idiota che non ha risposte, un idiota che pretende risposte a domande che è un'idiozia farsi». Nonostante tutto è proprio quel deserto pericoloso, assolato e pieno di carcasse di morti in decomposizione a costituire il personale Eden di Ogden. E così spostandosi fra i confini di una terra apparentemente senza legge come un moderno cowboy Ogden Walker si trova a indagare su casi di vecchiette strangolate, di donne accoltellate ma anche su racket di droga e prostituzione. Cerca di sfuggire al male che lo circonda pagina dopo pagina ma sa che una condanna implacabile lo sta seguendo. Ogden sa anche che quella giustizia che lui vorrebbe portare nella realtà lo sta divorando dall'interno.

E Percival Everett propone un finale tutt'altro che consolatorio ai lettori dove con il panciuto e affaticato sceriffo Warren è costretto a una vera e propria resa dei conti con il suo collega Ogden ormai impazzito e delirante.

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