Cultura e Spettacoli

Pompei e teatri tirano il fiato Ma non basterà

Il Consiglio dei Ministri di ieri ha approvato un decreto-legge dedicato alla cultura. Nonostante i toni trionfalistici manifestati in conferenza stampa, il testo non risolverà i problemi del settore. I vari articoli riguardano numerosi ambiti (Pompei, le fondazioni liriche, il cinema, gli Uffizi, la catalogazione del patrimonio e molto altro ancora). In generale si cerca di mettere una pezza dove la situazione è più compromessa. Due sono gli interventi a cui il testo dedica maggiore spazio: Pompei e le fondazioni liriche, cioè un parco archeologico e 14 enti musicali. Si tratta della punta dell'iceberg dei nostri beni e attività culturali, gli esempi più eclatanti del loro stato di cattiva gestione, ma è solo un piccolo frammento del nostro patrimonio.
Dopo i commissariamenti e gli stanziamenti di risorse, si tenta per Pompei la quadratura del cerchio attraverso una nuova struttura amministrativa (Unità Grande Pompei): nelle intenzioni dovrebbe essere lo strumento ad hoc per meglio conservare e valorizzare il sito, probabilmente si tratta invece di un appesantimento della macchina burocratica. Per le fondazioni liriche viene, tra le altre cose, creato un fondo da 75 milioni di euro gestito da un commissario straordinario. Per poterne beneficiare, le fondazioni in difficoltà devono presentare un progetto di risanamento dei conti, che preveda anche la riduzione della dotazione organica del personale tecnico e amministrativo fino al 50% e la cessazione dei contratti integrativi: due misure che potrebbero determinare situazioni di forte conflittualità sindacale. L'impressione è però quella di un decreto in buona parte di facciata, soprattutto se si pensa all'enfasi data alla creazione di 500 posti di lavoro (under 35) per la catalogazione e la digitalizzazione del patrimonio.
Misura che riconduce anche ad un altro aspetto: tranne poche eccezioni, i provvedimenti sono di natura dirigista. Soldi per le istituzioni culturali (14 milioni per interventi nei musei italiani: dove si troveranno le coperture per tutte le nuove spese?) e strutture calate dall'alto, come la possibile nascita di una sorta di élite «tecnica» di illuminati, nominata dal ministro, al vertice della cultura. Per la prima volta, il governo determina poi un credito d'imposta per il settore musicale, a favore delle opere prime o seconde di artisti. Rende poi strutturale il tax credit per il cinema, riportando lo stanziamento a 90 milioni di euro. Una misura positiva.

Manca però un ripensamento sull'altro pilastro attraverso cui si finanzia il cinema: il sistema di contributi diretti che in questi anni ha creato pochi benefici e tante polemiche.

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