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#Populeconomy l’economia per le persone di Francesco Paolo Capone

Intervista al leader dell'UGL Francesco Paolo Capone in occasione della presentazione del suo saggio "#Populeconomy l'economia per le persone e non per le élites finanziarie" a cui ha preso parte anche il Sottosegretario Claudio Durigon.

#Populeconomy l’economia per le persone di Francesco Paolo Capone

Nella suggestiva e prestigiosa cornice di Palazzo Rospigliosi a Roma, il Segretario Generale dell’UGL Francesco Paolo Capone, davanti ad una numerosa platea, ha presentato il suo libro “#Populeconomy l’economia per le persone e non per le èlites finanziaria”. Con la prefazione di Matteo Salvini, il saggio prende in esame il fenomeno della globalizzazione, e analizza l’attuale situazione economica, basata soprattutto sulle politiche dell’austerity e delle negative conseguenze del Job Act nel nostro paese. Ospite alla presentazione, oltre al giornalista Claudio Braghino che ha mediato l’incontro, anche lo psicologo e criminologo Alessandro Meluzzi, il sociologo e politologo Carlo Buttaroni, l’ex ministro del lavoro Maurizio Sacconi, e il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Claudio Durigon. Quest’ultimo, oltre ad essere un amico di Capone e aver fatto gli auguri di rito, ha annunciato una più stretta collaborazione tra Lega e UGL, cosa che poi ha confermato Capone stesso durante la nostra intervista.

#Populeconomy vuol essere un libro educativo? E se sì per chi?

“Io lo considero divulgativo, è una lettura dell'economia di quello che succede intorno a noi, guardato sotto la lente d'ingrandimento di chi si occupa di problemi sociali, di problemi del lavoro, della disoccupazione dalla mattina alla sera. Quindi partiamo da un punto di osservazione assolutamente privilegiato, rispetto agli economisti che in genere applicano modelli che sono semplicemente scientifici o se vogliamo da laboratorio. Questa è un po' l'economia vista dalla 'strada'. Quindi vuole aiutare tutti quelli che vivono alla base, per questo di divulgazione, nell'edintificazione dei fenomeni, e anche l'individuazione delle soluzioni"

Un libro di economia risulta sempre un po' complicato

"Io infatti faccio il sindacalista e non faccio l'economista, per cui la differenza è il valore aggiunto di questa esperienza di scrittura. Ci sono persone molto più titolate di me a scrivere di economia, ma di persone che hanno fatto tanti chilometri quanti ne ho fatti io ce ne stanno molto pochi".

Lei parlava prima del pluralismo dei vari sindacati, però mi sembra che in questo momento l'Ugl sia la sigla più lanciata, che sta apportando molte idee che piacciono alla gente, anche se spesso però viene accusata di populismo

"Lo possono chiamare come vogliono, l'importante è mettersi in discussione, e uscire e rompere i riti e i miti che hanno caratterizzato le organizzazioni sindacali, che sono organizzazioni fondamentalmente conservatrici. Noi siamo o almeno ho caratterizzato la mia attività di Segretario Generale dell'UGL, di non essere conservativo, e di andare alla ricerca di nuove soluzioni anche nei modelli di relazioni sindacali con la partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese, ma anche nel quotidiano. Oggi il sindacato in generale ha una bassissima credibilità rispetto agli anni '70 e '80 e ovviamente per invertire questa rotta non è che si può soltanto dire: 'Non ci capiscono più', vuol dire che qualcosa, intendo come movimento sindacale tutto. abbiamo sbagliato e qualcosa dobbiamo correggere. Noi credo che oggi non è che siamo più visibili degli altri, siamo soltanto quelli che più degli altri, stanno cercando una nuova soluzione, la stiamo ricercando con il confronto nelle fabbriche, nelle aziende e per la strada e lo stiamo facendo anche con un lavoro importante che può essere anche quello di un libro".

Che riscontro avete ricevuto dai lavoratori?

"Abbiamo costruito in un periodo davvero molto breve una nuova immagine, una nuova capacità di penetrazione, una nuova capacità di confronto con i lavoratori, questo ovviamente a differenza di quello che succede nelle altre sigle, dove c’è un’emorragia di perdita di iscritti, ci ha portato ad un aumento dell'8% quindi c'è questa inversione di tendenza. Ma aldilà di questo, è la nostra capacità di conquistarci la fiducia persona per persona. Andando a votare una volta ogni quattro anni la politica ha la possibilità di essere messa sotto osservazione e sotto giudizio a tempo determinato, noi abbiamo un confronto continuo con i lavoratori i nostri rappresentanti aziendali ogni momento sono sotto la lente d'ingrandimento dei colleghi che sono iscritti, e se qualcuno commette un errore perde l'iscritto subito, non tra quattro anni. Questa è un po' la differenza e questo ci consente di essere molto più vicini alla realtà e molto più attenti sul territorio”.

Matteo Salvini le ha scritto la prefazione del libro, che cosa gli ha detto?

"Lo ha letto e gli è piaciuto, qualche parte l'ha anche ripresa nel programma perché con lui c’è una collaborazione e un confronto. Quota cento ad esempio, mi piace definirla una nostra idea che si è sposata perfettamente con le idee di Salvini e che è stata costruita grazie proprio a questa unione. Anche lì, se il governo è riuscito a fare quota cento è perché il Sottosegretario Durigon è un sindacalista, è quindi con la determinazione di un sindacalista ha portato a casa un risultato che ha cambiato la vita a moltissime persone”.

Perchè l'idea della "Flat Tax" sta creando una situazione complicata nonostante la semplicità dell'idea?

"Perché per attuarla c’è bisogno di un equilibrio complessivo, e per trovarlo quando le idee sono differenti è un po' complicato”.

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