Quei «ladri di biciclette» che tutto il mondo ci ha invidiato
6 Febbraio 2013 - 18:30Un docu-film ricostruisce la storia e la fortuna del movimento neorealista. A Carlo Lizzani, protagonista di quella stagione, il compito di accompagnare lo spettatore nel lungo viaggio alla riscoperta di quell'età d'oro del cinema italiano
Un docu-film per raccontare il neorealismo? L'idea arriva dal posto più improbabile: Hollywood. Dove, da trent'anni, risiede Gianni Bozzacchi. Un nome che ai più dice poco ma che in verità è tra i fotografi di scena più apprezzati oltreoceano. Si intitolerà «Non eravamo solo... ladri di biciclette» e in questi giorni si stanno terminando le riprese a Cinecittà. Il film ha un protagonista d'eccezione in Carlo Lizzani. Ultimo testimone autorevole di quella stagione, che lo vide sceneggiatore per De Santis e Rossellini. «In America la curiosità sul fenomeno è ancora alta - spiega Bozzacchi - e quindi ho pensato: chi meglio di Carlo per raccontare in modo definitivo quella storia». Nel corso del film vengono intervistati molti volti noti del cinema. E a tutti viene chiesto delle loro reazioni di fronte a quelle pellicole. E così, per bocca di Bernardo Bertolucci, Scorsese, Ron Howard, Sophia Loren, i fratelli Taviani, vengono «rivisitati» i capolavori neorealisti: da «Sciuscià» a «Riso amaro» da «Roma città aperta» a «Paisà». Un film che dà la possibilità di sgombrare il campo da luoghi comuni e falsi storici, partendo dall'intuizione che per primo ebbe Andrè Bazin che lo considerò rivoluzionario per l'uso del piano sequenza, per la commistione dei generi, e la presenza di attori presi dalla strada accanto ad attori professionisti.
Il film «Non eravamo solo...