Cultura e Spettacoli

Quell'Europa disunita in nome del fascismo

Di destra o di sinistra, rivoluzionario o conservatore, repubblicano o monarchico, dittatoriale o carismatico, consegnato alla storia o tuttora protagonista della politica: a quasi cento anni dalla nascita, e a settanta dalla sconfitta militare, il Fascismo è oggi l'oggetto principale degli studi storici, come dimostrano gli scaffali delle librerie, sempre affollati di volumi su questo argomento che non smette di incuriosire, attrarre e dividere gli italiani, perfino quando viene affrontato con superficialità, pregiudizi o addirittura cattiva fede.

Non è questo il caso di Altri duci. I fascismi europei tra le due guerre (Mursia, pagg. 624, euro 26), un ponderoso studio di Marco Fraquelli, già autore di numerosi libri dedicati alla cultura di destra. L'autore non è certamente sospettabile di simpatie per l'argomento dei suoi studi, come dimostrano i suoi articoli - a volte irritanti e spesso discutibili - pubblicati sul blog giornalistico «Lettera43». Ma, come è successo a molti prima di lui, è probabilmente caduto vittima della fascinazione che può colpire chi provi a studiare il fascismo senza preconcetti per scoprire che la vulgata antifascista non regge all'esame dei fatti.

Fraquelli mette in fila, in ordine rigorosamente alfabetico, le vicende e i protagonisti dei movimenti fascisti europei, che furono molto più numerosi di quanto si immagini: se molti, infatti, hanno sentito parlare della Guardia di Ferro romena, della Falange spagnola o delle Croci frecciate ungheresi, quasi nessuno probabilmente sa dell'esistenza del Partito Nazista Lussemburghese che pure arrivò a comprendere, fra simpatizzanti e militanti, quasi l'80 per cento della popolazione; e altrettanto sconosciute sono le simpatie elvetiche per il fascismo, confermate dal fatto che la Svizzera, oltre a ospitare nel 1934 a Montreux il primo convegno dei fascismi europei, fu sede del Centro Internazionale di Studi sul Fascismo, diretto a Losanna dall'inglese James Strachey. Altrettanto ignote, e qui efficacemente ricostruite, le vicende dei fascismi baltici e slavi, inglese e russo, dei nazisti islandesi e delle camicie blu irlandesi, dei rexisti belgi e degli ustascia croati, tutti uniti da nazionalismo, antimaterialismo e interclassismo.

Alla fine, il quadro offerto è quello del fascismo come di un fenomeno popolare, che provò a dare una risposta, spesso credibile, qualche volta efficace e sempre sconfitta, alla crisi globale che colpì l'Occidente fra le due guerre.

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