Cultura e Spettacoli

Quel romanzo così "feroce" con la sintassi

Il libro trionfa al Ninfeo ma per molti non è un esmpio di buona letteratura

Già mesi fa, in tempi non sospetti, ben prima che Nicola Lagioia fosse candidato (e favorito) al premio Strega, giravano in Rete, ribalzando fra social e siti letterari, impietosi estratti del romanzo La ferocia per dimostrarne i limiti letterari: frasi grammaticalmente scorrette, pensieri incomprensibili, passaggi illeggibili... E a segnalarli, più dei lettori, spesso erano scrittori. Conosciamo l'ambiente: rivalità, invidia, pettegolezzo e tutte quelle peraltro salutari bassezze di cui il mondo culturale abbonda.

Certo, la tecnica del carotaggio è micidiale, e ambigua. Pescare qua e là in un romanzo alcune frasi e mostrarle come «esemplari» di uno stile, facendo a pezzi l'autore, è facile. Con un minimo di impegno, un po' di mestiere e una discreta dose di astio si può impallinare anche Truman Capote, o Gadda. Figuriamoci un concorrente dello Strega. Certo, però, nel caso di Lagioia il giochetto ha effetti innegabilmente divertenti. Quando qualcuno postò su Twitter la seguente frase tratta da La ferocia (pag. 148): «Benché appena adolescente, nonostante nessun ragazzo ancora (ma su questo il geometra avrebbe scommesso non più di tre biglietti da cento), avesse incrinato un imene il cui valore a sedici anni Clara doveva essere abbastanza sveglia da sapere moltiplicato dal giorno in cui non ci sarebbe stato più, se la sentiva cuocere nello spazio tra il sedile e se stessa», i commenti, ironici o cattivi, si sprecarono. Oggi molti si chiedono come può un romanzo scritto in questo modo vincere il massimo premio letterario. E pensando alla frase (pagg. 12-13): «Avrebbe attraversato la zona periferica di Taranto finché le luci del petrolchimico avrebbero rischiarato sempre meno i confini cittadini», è lecito interrogarsi sul rapporto tra Lagioia e i congiuntivi.

Comunque, chi volesse dilettarsi con l'esegesi del romanzo uscito trionfatore dal Ninfeo di Villa Giulia, potrebbe leggere la (mezza) stroncatura di Beppe Benvenuto sul numero di luglio della rivista Linus . Oppure sorbirsi quella (in tre parti!) firmata da Pippo Russo fra ottobre-novembre 2014 sul sito Satisfiction . Dove, scegliendo a caso tra frasi non scelte a caso, si può citare (pag. 23): «I loro volti godevano di uno speciale rilasciamento, l'apparente ebetudine dei privilegiati in cui Vittorio ritrovava una ulteriore forma di intelligenza. Nessuna traccia del foglio metallico che annerisce sottopelle a causa dell'attrito con il mondo». Oppure: «Ogni tanto, tra le rughe che circondavano gli occhi dei presenti, pulsava un fastidio privo di abrasioni» (pag. 67). O anche: «Gli avevano mandato mail e sms che esprimevano un cordoglio appena sfrigolante» (pag. 138).

Condoglianze.

Commenti