Cultura e Spettacoli

Se il vampiro metafisico ci succhia il tempo

Che cosa successe il 13 marzo 2007? Nulla. Che vuol dire nulla? Che non successe proprio niente: nessuno nacque, morì, si ammalò, si sposò, uccise e si uccise, nessuna guerra e nessuna pace, nessuna catastrofe umana e naturale. Impossibile! Eppure è così, per il semplice motivo che del 13 marzo 2007 non c'è traccia veruna, non soltanto nei ricordi personali, ma oggettivamente: non esiste alcun giornale con quella data, e in Rete digitando quella data non esce alcuna informazione.
È l'assurdo, diciamo folle problema che affronta Valerio Malerba, il protagonista de Il giorno rubato (La Lepre, p.334, 16 euro) di Marco De Franchi, un romanzo innovativo nel genere horror italiano, spesso ripetitivo e scontato, scritto da uno degli autori più originali (anche se meno prolifici) attuali. Un'indagine, quella sul giorno scomparso, perfetta per Malerba, autore di libri sul mistero e definito «il Charles Fort dei tempi moderni». Ma chi era Fort? Uno stravagante americano che negli anni Venti e Trenta del '900 pubblicò quattro libri che contenevano le notizie più assurde e singolari raccolte in giornali, libri e archivi. La sua tesi principale era che «noi siamo proprietà altrui», e che il nostro mondo è costeggiato da altri invisibili il cui contatto produce eventi impossibili a lume di ragione e scienza.
Partendo da queste tesi di sottofondo, De Franchi coinvolge dunque Valerio in questa pazzesca vicenda: capire come e perché un giorno sia stato sottratto alla storia dell'umanità, anche se indagando si accorgerà che nel passato ve ne sono altri esempi. Perché? E soprattutto da chi? Una serie di esperienze incomprensibili e angoscianti vissute attraverso i moderni media come il cellulare, internet e facebook permetterà a Valerio di avere fra le mani la prova definitiva: un video amatoriale girato proprio quel 13 marzo 2007 in cui si vede l'umanità preda di imprecisate ma terribili «entità», una specie di vampiri metafisici senza una vera forma. Uomini e donne come fossero giochi, trastulli o bestie da allevamento di esseri superni, arcani, che a un certo punto sono chiamati i Cancellatori. E la rappresentazione del mondo cosa è: una «tragica commedia», una «simulazione», un «gioco cosmico», un «set»?
Rendersi conto, per approssimazioni, della situazione è per Valerio, pur esperto di misteri, un trauma che rimette in discussione il concetto di realtà: fra librerie esoteriche che non esistono, persone che dovrebbero essere morte (ma non sono però zombie), cellulari che non dovrebbero funzionare e invece funzionano, siti in Rete che non dovrebbero esistere e invece esistono, un viaggio nelle viscere di Roma per riuscire a capire la vera essenza della Mater Matura, sette segrete, figure demenziali, il soggiorno in un villaggio che pare il Dunwich lovecraftiano trapiantato in Italia, e soprattutto il tempo che fa strani scherzi andando avanti e indietro, Valerio si avvicina ad afferrare una «realtà» sconvolgente.
Marco De Franchi è un autore sulla breccia dall'86 quando, giovanissimo, giunse secondo al «Premio Tolkien», dalle poche opere ma buone. Infatti ogni cosa che pubblica lo segnala come autore dallo stile personalissimo, dalla tematica fuori dagli schemi e dal taglio narrativo capace di incutere nel lettore l'angoscia e la sospensione della realtà, il desiderio di sapere «come va a finire». Il che per un autore horror è forse il miglior complimento possibile quando spesso si chiude un romanzo sbadigliando..

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