Cultura e Spettacoli

La sinistra che scippa autori e idee alla destra

Un'attrazione fatale. Ma si sa, gli opposti si attraggono

Gli opposti notoriamente si attraggono, ed è per questo che non stupisce dal punto di vista culturale - ma incuriosisce da quello giornalistico - l'attrazione fatale di «certa sinistra» per autori e temi cari a una «certa destra». È sempre successo, e continua ad accadere oggi, quando ormai «destra» e «sinistra» significano sempre di meno. Accadde ad esempio negli anni '80, quando l'intellighenzia «recuperò» da sinistra (con nuove edizioni, nuove prefazioni, nuove interpretazioni), scrittori già bollati come «fascisti»: da Marinetti a Nietzsche passando (addirittura) per Mishima... Non sappia la sinistra quel che ha già fatto la destra. Comunque le ri-letture, e a volte lo scippo, si ripetono ciclicamente. Da qualche tempo, solo per citare un nome, Valerio Evangelisti - scrittore «epico», straordinario creatore del ciclo di romanzi dell'inquisitore Nicolas Eymerich, e politicamente organico a Rifondazione comunista - sta proponendo una reinterpretazione pesantemente anticonservatrice dell'opera di H.P. Lovecraft, già autore culto della (nuova) destra. Oggi un'operazione simile accade per un altro «maestro» dell'area di pensiero «conservatrice», ovvero J.R.R. Tolkien. Mentre Bompiani ripubblica l'opera omnia (oggi arriva in libreria il poema, finora inedito, La caduta di Artù), Federico Guglielmi, ossia Wu Ming 4, esce con una serie di scritti su Tolkien per Difendere la Terra di Mezzo (Odoya), cioè per stabilire la corretta lettura del Signore degli scrittori fantasy «contro le faziose interpretazioni tradizionaliste in voga nel nostro Paese»... Cioè: un Wu Ming che probabilmente ha iniziato a leggere Tolkien dopo il film di Peter Jackson, cerca di spiegarlo a gente che ha fatto i Campi Hobbit e che da (almeno) vent'anni ride sull'equivoco del Tolkien «di destra» in Italia e «figlio dei fiori» negli Usa... Mah. Del resto un altro Wu Ming, assieme all'agente degli scrittori radical chic Roberto Santachiara, qualche mese fa con Point Lenana (Einaudi) ha provato, con scarso successo editoriale, a ri-raccontare, al netto dell'epica mussoliniana e del nazionalismo eroico, l'impresa di Felice Benuzzi che nel '43 issò il tricolore sul Monte Kenya. Una storia, ovviamente, che non si conosceva abbastanza (!) o che si era letta solo in chiave fascista. Molto più onesto, in questo senso, è Riccardo Chiaberge, già responsabile del «Domenicale» del Sole24ore e di «Saturno» del Fatto Quotidiano, che ha appena firmato Wireless (Garzanti), una «modernissima» biografia, senza intenti revisionisti, di Guglielmo Marconi, massima gloria nazionale del fascismo, «ambasciatore viaggiante dell'Italia littoria». Un genio, ma che (finora) piaceva solo a conservatori, reazionari, nostalgici. E come ultima dimostrazione di quanto «destra» e «sinistra» siano, per fortuna, sempre più editorialmente intercambiabili, basta leggere il pamphlet di Luca Mastrantonio Intellettuali del piffero (Marsilio): per capire quante «battaglie culturali» della destra (contro il politically correct, il «savianismo», la doppia morale) vengano ora fatte proprie dalla sinistra.

Finalmente.

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