Cultura e Spettacoli

La terza via nei «Quaderni» di Calogero

Pane, vino e cortesia. È - credo - il modo migliore di presentare ai nuovi lettori il Quaderno laico di Guido Calogero pubblicato da Liberilibri dopo quasi cinquant'anni dalla prima edizione della Laterza dedicata a Ernesto Rossi. La raccolta di articoli - pezzi che il filosofo del dialogo scrisse sul Mondo di Mario Pannunzio tra il 1960 e il 1966 - è buona come il pane, scende come il vino ed è cortese come quel principio del dialogo che altro non è che il principio stesso della laicità. Il pregio del Quaderno sta nella grande capacità dell'autore di far scendere la filosofia dal cielo in terra e di tralasciare le questioni ultime per soffermarsi sulle penultime e scoprire così l'ispirazione pratica della ricerca filosofica. Calogero sceglie una notizia tra le tante - le donne e il sacerdozio, l'eutanasia, la morte di Marilyn Monroe - e interrogandola come se stesse conversando con il suo lettore riesce con spirito maieutico a ricavarne un senso universale.

Non è un caso se il primo interesse filosofico di Calogero fu il pensiero greco e se più di una volta, e non solo per la teorizzazione della filosofia del dialogo, è stato visto come un moderno Socrate. Calogero, che al tempo del fascismo fu arrestato due volte, fu una figura al varco. Tra Croce e Gentile. Si collocò alla sinistra di Gentile e disse di sentirsi più vicino a Croce, anche se Croce non accettò mai la sua convinzione di fare una sintesi tra libertà e giustizia. Fu lo stesso Calogero in una conferenza del 1944, La democrazia al bivio e la terza via , a presentare così il suo pensiero: «A destra c'è la deviazione del liberalismo o agnostico o conservatore: la via della libertà senza giustizia. A sinistra c'è la deviazione del collettivismo autoritario: la via della giustizia senza libertà. Il Partito d'azione non prende né l'una né l'altra perché conosce la via vera, la terza via, la via dell'unione, della coincidenza, della compresenza, indissolubile, della giustizia e della libertà». Fu Calogero il vero teorico della terza via. Quel partito - il Pd'A - mise insieme il socialismo liberale che s'ispirava a Piero Gobetti e Carlo Rosselli e il liberalsocialismo di Calogero: forse, troppa filosofia per essere un partito. E durò poco. Come disse Norberto Bobbio «tanto il socialismo liberale quanto il liberalsocialismo erano stati costruzioni dottrinali e artificiali fatte a tavolino».

Il che, per paradosso, è il contrario della filosofia che Calogero mise in pratica con Filosofia del dialogo che si ritrova con senso del gusto e delle umane cose negli articoli del Quaderno laico .

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