Cultura e Spettacoli

Dopo 30 anni di lavori, viene aperto il museo. Ma solo per un giorno

Una storia imbarazzante: in provincia di Venezia oggi l'inaugurazione della struttura. Poi la chiusura fino a giugno 2015

Foto da Wikipedia
Foto da Wikipedia

Altino, provincia di Venezia. La storia di questa terra si perde nella notte dei tempi: occupato prima dai paleoveneti, una delle tante popolazioni indoeuropee che si sono stanziate in Italia nel I millennio a.C, divenne un importante centro economico grazie all'espansione romana del II secolo a.C..

Nel 131 a.C. viene costruita la via Annia, che collega alcune tra le più importanti città venete (Padova, Adria e Aquileia), elevando così Altino a via obbligata per i traffici economici romani. Il processo di romanizzazione prosegue con un'imponente opera di urbanizzazione e, soprattutto, con l'acquisizione del diritto romano e la creazione di un municipio. Altino diventa così una delle più belle città dell'Impero, premiata da Tiberio con templi, portici e giardini. Un vero e proprio gioiello d'arte. Nel II secolo d.C. comincia un periodo di decadenza economica per Altino, durato fino al IV secolo. È in questo periodo che Altino viene elevata a sede vescovile, facendo così rifiorire anche la vita economica e artistica della città. Viene edificata una cattedrale assieme a numerose chiese e cappellette per ricordare i martiri. Con l'avvento degli Unni, Altino scompare. Le istituzioni ecclesiastiche si spostano verso la laguna, a Torcello, e la città viene abbandonata a se stessa, divenendo un modestissimo centro rurale.

Di storia, quindi, ad Altino - oggi Quarto d'Altino - ne è passata parecchia. Le testimonianze storico-artistiche sono molte, come fu possibile rilevare nel 2007 grazie a delle foto aeree. Come scrive il Corriere, in quell'occasione fu possibile vedere "i canali, il teatro, l'Odeon, il Foro, la Basilica e le botteghe e l'Arena, grande come quella di Verona". Si pensò così di dare dignità a tutto questo ben di Dio, creando un museo. I lavori iniziarono nel 1984, con l'acquisto di una grande fattoria e di un deposito per il riso "per ospitare una esposizione museale". Ci furono piccoli intoppi, come il ritrovamento di un antico santuario proprio tra la fattoria e il deposito del riso, che però non rallentarono affatto l'organizzazione del museo. I problemi furono altri e portarono al rallentamento dei lavori, non ancora conclusi.

Già, perché, ad oggi, il museo non è ancora entrato in funzione. O, meglio: è verrà inaugurato oggi "con pre-taglio del nastro di Luca Zaia, pre-brindisi col prosecco e pre-visita a quel che c'è. Con la promessa che per il prossimo giugno sarà tutto in ordine. Mese più mese meno, dopo 31 anni".

Lavori lentissimi, bloccati da mille pratiche burocratiche e dall'assenza cronica di fondi, come scrive il Corriere: il problema più grande è consistito nella "difficoltà a trovare i soldi necessari a costruire quello che dovrebbe diventare 'uno dei principali attrattori turistici del Veneto'. Un calvario denunciato dalla stessa direzione dei Beni culturali che cita i lavori come 'ostacolati da notevoli difficoltà burocratiche e finanziarie'". Fu grazie a don Gianni Fazzini che si riuscirono finalmente a trovare i fondi per concludere l'opera. Il parroco "trascinò ad Altino l'allora braccio destro di Galan, Franco Miracco" e gli mostrò i danni della lentezza burocratica italiana e della disattenzione della politica per l'arte. Arrivarono così 6 milioni di euro per il museo.

Trent'anni di lavori per un brindisi e, poi, di nuovo la chiusura.

Arrivederci a giugno 2015, sperando di trovare finalmente il museo aperto.

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