Cultura e Spettacoli

"Ma il vero scopo dell'Ue è abolire gli Stati nazionali"

Il filosofo inglese Roger Scruton accusa il doppio gioco delle istituzioni europee: "I popoli credevano che i mercati fossero davvero comuni. Invece comandano le élite"

"Ma il vero scopo dell'Ue è abolire gli Stati nazionali"

Esiste una continuità temporale tra l'aspirazione al rinnovamento che ha attraversato la civiltà occidentale e ora pare avviarsi al suo ultimo atto e la rassegnazione al nichilismo, restata per troppo tempo sullo sfondo. Ecco perché pensare al declino europeo come problema meramente economico è un errore cruciale e l'idea che solo tale riflessione concorra ad alimentare il dibattito pubblico è essa stessa un segno di decadenza. Un evento epocale come le dimissioni di Papa Benedetto XVI apre nuovi scenari e non ci consente di eludere ulteriormente i tanti paradossi del nostro tempo.
È evidente che dovremmo confrontarci con una duplice missione: da un lato ridare vigore a un'idea politica dell'Europa che invece mostra deficit democratici e quindi offre comprensibili sponde per chi voglia tirarsi fuori da un progetto unitario; dall'altro recuperare le prospettive spirituali dopo che si è messo mano per lungo tempo alla demolizione sistematica della nostra tradizione culturale. Un duplice percorso che costituisce lo sfondo di molti passaggi della saggistica di Roger Scruton, filosofo di fama mondiale da sempre critico feroce di un certo modo di intendere la modernità.

Il premier britannico si dice a favore di un referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Ue.
«Le affermazioni di Cameron sono una risposta inevitabile alle pressioni che gli derivano dall'interno dei conservatori».

Non è tardi per accorgersi che l'unità politica è stata confusa con l'integrazione di tipo centralistico?
«Il popolo britannico è stato ingannato, come sono stati ingannati tutti i popoli d'Europa, perché il vero scopo dei trattati Ue è abolire gli Stati nazionali».

Stante questo stato di cose, ogni Paese continuerà a voler riformare i trattati europei.
«Ma essi credevano che il mercato comune fosse effettivamente tale. Un mercato nel quale i confini non fossero più segnati dalle tasse sul movimento dei beni. E i fondatori, come Jean Monnet, volevano semplicemente rimuovere i confini».

Ormai è chiaro che c'è un deficit di legittimità delle istituzioni europee.
«E continuerà a crescere. Il peso delle regolamentazioni renderà l'Europa non competitiva internazionalmente e il continente man mano perderà la sua quota di commercio mondiale».

Lei disegna un'Europa vicina all'implosione...
«Se le nazioni non riprendono in mano il possesso dei loro confini, delle loro leggi e della loro politica estera, l'Europa imploderà sotto il peso dei conflitti civili che vi saranno con l'aumento della disoccupazione e con il collasso dei sistemi di welfare».

Forse l'errore è l'aver creduto che l'Europa potesse in un sol colpo fare a meno della fedeltà nazionale e della tradizione giudaico-cristiana.
«Il risultato sarà sempre più un caos soprattutto man mano che i popoli si spostano nella nostra direzione - perché noi abbiamo da offrire di più per quanto riguarda la pace e i benefici del sistema del welfare - e le vecchie lealtà saranno tese fino al punto di rottura».

Una via d'uscita?
«Non c'è modo di democratizzare le istituzioni Ue poiché sono nelle mani di un'élite politica che non abbandonerà il potere».

Le istituzioni europee traballano ma si rafforza il politically correct.
«L'ideologia dominante della Ue è ovviamente secolare, egalitaria, anti-religiosa, ostile ai sentimenti nazionali. E questa ideologia diventa più forte nel momento in cui il progetto politico è sempre meno praticabile. Le élite censurano e perseguono le persone che sostengono opinioni sbagliate e, almeno in questo, cioè nell'affermare tale ideologia, possono riuscire nello scopo».

In Inghilterra è arrivato il primo sì alle nozze gay.
«Appunto. La possibilità del matrimonio gay è indicativa del cambiamento di sentimenti che è venuto fuori da questa nuova ideologia».

Un nuovo ordine sociale, dove è escluso il sacro ma vi sono solo contratti da firmare.
«La società si sta riorganizzando mediante un contratto tra i singoli individui, per perseguire le proprie soddisfazioni. La vecchia idea del matrimonio come unione sacramentale che ha come scopo i figli non ha più peso. Ciò è molto triste, perché significa che i bambini sono sempre più considerati un costo superfluo e non lo scopo della vita; un ostacolo alla vita, di cui sbarazzarsi non appena possibile e da affidare preferibilmente allo Stato».

Alcuni deputati lo hanno sostenuto «in quanto conservatori». Non è un controsenso?
«La vecchia idea conservatrice di un patto tra viventi, non ancora nati e morti, nella quale le generazioni future rappresentavano un punto fermo in tutte le decisioni politiche è stata abbandonata. Perché, senza una visione religiosa, i morti e i non ancora nati non hanno voce».

Per Cameron «è un importante passo avanti».
«È un importante passo in avanti nel caos».

Ma temi così dilanianti possono motivare le dimissioni del Papa?
«Non so perché Papa Benedetto si dimetta. Giovanni Paolo II continuò in uno stato di malattia e dolore perché capiva che il suo gregge aveva bisogno di un pastore ed era suo dovere continuare. Tuttavia anche il nostro arcivescovo di Canterbury si è dimesso.

Certo, dev'essere estremamente difficile tollerare l'odio organizzato che oggi viene rivolto contro le chiese cristiane».

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