Caso Sallusti

Dai domiciliari ai servizi sociali, i nodi da sciogliere

Trenta giorni per decidere, ma l'udienza alla Sorveglianza potrebbe slittare al 2013

Milano - Pena sospesa. Per ora. La Procura di Milano blocca l’esecutività della senten­za confermata ieri dalla Cassazione e che vede il direttore responsabile del Giornale Alessandro Sallusti condannato in via defi­nitiva a 14 mesi di reclusione per diffama­zion­e a mezzo stampa nei confronti del ma­gistrato Giuseppe Cocilovo. Si tratta di una sospensione automatica, prevista dal codi­ce, che sposta di trenta giorni la deadline di un provvedimento che mette l’Italia ai margini della civiltà giuridica occidentale. Poi? «Vedremo», risponde il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati.

IL TERMINE
Si vedrà fra trenta giorni, termine fissato a partire dalla trasmissione ufficiale del di­spositivo della sentenza dalla Cassazione alla Procura del capoluogo lombardo. A quel punto, scadranno i termini per chie­dere al Tribunale di Sorveglianza una mi­sura alternativa: l’affidamento in prova ai servizi sociali o la detenzione domiciliare o la semilibertà. Escluso il primo caso («Non chiederò l’affidamento ai servizi so­ciali, mi rifiuto di essere rieducato»,ha det­to ieri il direttore ai suoi giornalisti), resta­no due misure restrittive che in ogni caso contraddicono i principi della libertà di stampa e opinione, richiamati ieri ancora una volta da Sallusti. Dunque, «si vedrà».

NESSUNA RECIDIVA
Di sicuro, la Procura di Milano- cui spet­ta l’esecuzione della sentenza, perché ri­spetto al giudizio primo grado è stata ap­portata una modifica solo sull’entità della pena passata da un ammenda di 4mila eu­ro alla detenzione - non ha riscontrato cu­muli di pena né recidive reiterate specifi­che contestate formalmente al direttore del Giornale . Una posizione decisamente più ragionevole rispetto a quanto sostenu­to dai giudici di Appello, che hanno negato la sospensione condizionale della pena an­che in ragione degli altri procedimenti pe­nali subìti da Sallusti come giornalista, ol­tre che - tesi oltremodo abnorme- a causa della sua «pericolosità» sociale e del ri­schio di reiterazione del reato.

L’UDIENZA
Il problema- come sempre- diventano i tempi della giustizia. Perché qualora Sallu­sti decidesse di chiedere al Tribunale di Sorveglianza una misura alternativa al car­cere, i tempi di fissazione dell’eventuale udienza potrebbero essere decisamente lunghi. Le prime date disponibili per le per­sone non detenute - spiegano nel Palaz­zaccio milanese - sono tra luglio e settem­bre 2013. Dunque ben oltre il termine dei 30 giorni. Quindi si arriverà speditamente alla fine di ottobre, quando scadrà la so­spensiva. Il Quirinale ha fatto sapere nella serata di ieri che il presidente della Repub­blica Giorgio Napolitano «esaminerà con attenzione la sentenza» pronunciata ieri dalla Cassazione, aprendo dunque alla possibilità di concedere la grazia, che pe­raltro il direttore del Giornale non intende chiedere.

BRUTI LIBERATI
Dunque, se

Sallusti non si rivolgerà ai giudici di Sorveglianza dovrà andare in car­cere per un articolo, di cui peraltro non è l’estensore? «Non rispondo ai “se” - dice Bruti Liberati al Giornale - ne riparliamo tra 29 giorni».

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