Alice for children

Diario africano Lo slum dove il sorriso continua a splendere

Cosa ti aspetti quando ti dicono che stai andando in uno slum? Ti dicono di prepararti, che è un'esperienza forte...ti dicono che è come non riesci ad immaginartelo. Ed è così

Diario africano Lo slum dove il sorriso continua a splendere

Cosa ti aspetti quando ti dicono che stai andando in uno slum? Ti dicono di prepararti, che è un'esperienza forte...ti dicono che è come non riesci ad immaginartelo. Ed è così: ci provi a figurartelo, ti immagini rifiuti e sporcizia ovunque. Gente ammassata. Beh, tutto questo c'è ma... Di più. E forse solo perchè vedere che tutto questo può esistere, che persone come te possono davvero vivere così, lì, ecco questo proprio fai fatica a immaginartelo.

Vieni accolto da un rivolo di fango misto a rifiuti che circondano case, meglio baracche di lamiera, cani, bambini..tutti per strada. E tutti ti salutano e sorridendo ti chiedono: "How are you?", Come stai?

Siamo a Kairiobangi, uno dei più estesi slum di Nairobi. È un giorno importante qui: ad Alice Home, dove vivono e vanno a scuola circa quaranta bimbi, tolti dalle strade dello slum e accolti per cercare di dare loro almeno l'idea di quella che può essere una casa, oggi si inaugurano le nuove pareti dei dormitori maschili, ridipinte dai volontari di agosto insieme ai ragazzi più grandi. Qui incontro Mercelyn, la bambina che la redazione de il Giornale.it ha adottato a distanza. "Sai chi sono io" le chiedo..lei tutta orgogliosa, prende i suoi amici e, indicandomi, dice: "She is my sponsor!", perchè così i bambini qui chiamano i loro genitori a distanza. Gli altri bimbi mi guardano con occhi ammirati e allo stesso tempo curiosi. "I want to be a journalist" dice ridendo Winfrey, sguardo dispettoso e sveglio. "Io invece sarò un dottore" dice Anne, scricciolo di 8 anni che si nasconde timida dietro le sue compagne.

E poi il taglio del nastro: ci pensano Kevin, soli 17 anni ma già uomo fatto, e Luca, uno dei volontari...E che la festa abbia inizio! Biscotti, caramelle, Coca Cola e canti: "Never give up" cantano i bimbi, non arrenderti mai. Ed è davvero questo che dicono gli sguardi di chi nello slum ci vive. Sono sguardi vivi, di chi sa di vivere in mezzo alla sporcizia, ai rifiuti ma che si sente comunque fortunato per il solo fatto di essere vivo. È quanto mi spiega Tilda, ragazzona dagli occhi sorridenti, orfana: mi parla di Dio, a lungo. Interessatissima a cosa crediamo in Italia, a come pregiamo, mi spiega cosa è per lei Dio. Non importa, dice, se tu hai più di me: io posso essere povera ma ricca spiritualmente e posso aiutare te, forse ricco materialmente ma povero di spirito. Perchè, continua, se io sono povera, ora, c'è un motivo, Dio lo sa ma poi un giorno potrà non essere più cosí.

Insomma, never give up brother!", Non arrenderti mai, fratello.

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