Dimmi come videogiochi e ti dirò chi sei Torna l'eroe rosa Kirby

Dimmi come videogiochi e ti dirò chi sei Torna l'eroe rosa Kirby

Chi ama i videogiochi lo conosce bene: Kirby, pallina rosa aspiratutto, è l'eroe buono che, grazie ai suoi unici poteri, salva dai nemici Dream Land, la terra dei Sogni. Creato nel 1992 dal giapponese Sakurai, il personaggio rosa dai connotati tondeggianti ha conquistato la tivù e le cartolerie oltre ai videogiochi naturalmente. È infatti protagonista di 34 milioni di copie vendute al mondo.
Ora Kirby ritorna con Triple Deluxe, un nuovo capitolo della serie su console portatile Nintendo 3DS e Nintendo 2DS, fantasiosa avventura piena di grandi e piccoli nemici da risucchiare. Da un'indagine Isfe (Interactive Software Federation of Europe) emerge che, il 61% dei genitori intervistati ha dichiarato di avere figli che videogiocano abitualmente e il 39% ha ammesso di giocare insieme con loro. Non solo. Per il 60% degli adulti il videogioco è visto come uno strumento di svago intellettivo e ha un impatto positivo sui ragazzi. Secondo gli esperti non è tanto importante limitare il tempo del gioco, quanto «guardare a che gioco si dedica un figlio e come lo fa».
Ecco, in proposito, le considerazioni di Giuseppe Romano, docente di comunicazione multimediale nell'Accademia di Belle Arti di Santa Giulia di Brescia e all'Università Cattolica di Milano: «Giocare alla consolle significa dedicare un momento allo svago, senza interruzioni dovute alla pubblicità e senza il mordi e fuggi del telefonino. Nel caso di Kirby c'è una fiaba, una trama, una continuità. Si apprezza da un lato la storia, come si farebbe con un film e dall'altro, grazie agli ultimi ritrovati tecnologici, la dimensione ludica, la strategia, l'immedesimarsi nell'eroe che salva il mondo». Ma se, grazie a consolle, smartphone e iPad, i videogiochi sono diventati sempre più di massa, è altrettanto vero che il conoscerli per sceglierli conta di più. Il 44% dei genitori con figli di età compresa tra i 10 e i 15 anni ha dichiarato di comprare sempre videogiochi in presenza dei figli. E un 22% di ragazzi, dai 10 ai 15 anni, ha dichiarato di acquistarli senza la presenza di mamma e papà. Il 41% dei genitori con figli tra i 6 e i 9 anni ha detto di essere ben informato sul tipo di videogioco usato dal figlio. Per il 62% degli intervistati i videogiochi stimolano lo spirito competitivo nei ragazzi, il 60% è convinto che questo intrattenimento aiuti a sviluppare abilità. Solo il 10% degli adulti interpellati ha visto nel videogioco uno strumento che aumenta l'aggressività nei propri figli. Infine, perchè un vidogame sia al servizio della crescita di un figlio è importante: conoscere il gioco e sceglierlo di qualità.

«Se l'intrattenimento è monotematico, si dipana su una trama, aiuta la concentrazione e non a disperdersi», parola di esperto.

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