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Dondarini, ex arbitro condannato eletto presidente della sua sezione

Il mondo arbitrale rincorre un’autonomia che, alla luce degli ultimi avvenimenti, non può avere perché non la merita e non fa nulla per meritarla

Il mondo arbitrale rincorre un’autonomia che, alla luce degli ultimi avvenimenti, non può avere perché non la merita e non fa nulla per meritarla. Il presidente federale Giancarlo Abete sa che, venerdì scorso, l’ex arbitro Paolo Dondarini è stato eletto presidente della sezione di Finale Emilia? L’hanno votato in 46 su 54 alla presenza del presidente regionale Dario Piana. Ahinoi è lo stesso Dondarini che, nell’ambito del processo a Calciopoli, è stato condannato a due anni di reclusione e 20mila euro di multa per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. In aggiunta il giudice per le indagini preliminari, Eduardo De Gregorio, ha disposto nei suoi confronti una pena accessoria che equivale a un «daspo» e prevede il divieto di accedere per tre anni nei luoghi dove si svolgono competizioni sportive o si accettano scommesse oltre all'interdizione dagli uffici direttivi di società sportive. In altre parole Dondarini, che di professione fa l’assicuratore, non potrebbe neanche accedere negli uffici della sezione e osservare i giovani arbitri dalla tribuna degli stadi.
Una situazione paradossale, al limite dell’umana ragionevolezza. Neanche Dario Argento sarebbe arrivato a tanto nella stesura dei suoi thriller. Sarebbe stato preferibile che Massimo Pederzini, l’ex presidente della sezione, fosse rimasto al suo posto evitando d’innescare un’assemblea preparata a tavolino da chi non voleva lasciare Dondarini fuori dal calcio. Che l’ex arbitro abbia buoni e validi sponsor, lo si era capito nei primi giorni di luglio quando fu nominato vice commissario della Cai appena una settimana dopo aver chiuso l’attività sul campo. All’indomani della condanna da parte del gip fu però costretto a lasciare l’incarico salvo ritornare a galla nel suo bel paesotto. La sua elezione s’inserisce nel filotto di personaggi che fanno parte dell’Aia nonostante siano stati intercettati in Calciopoli o sospesi per altre ragioni, vedi la falsificazione di referti arbitrali o la frequentazione di tesserati messi al bando. A suo tempo l’ex designatore Pierluigi Pairetto fu reintegrato come osservatore dal comitato piemontese, quanto meno dopo aver scontato la squalifica sportiva. Un ritorno indispensabile? Ce lo spieghino.
Le domande si sommano. Perché la Procura federale non ha sospeso Dondarini dopo la sentenza del gip? Almeno fino ai prossimi gradi di giudizio? Com’è possibile che l’ex arbitro abbia firmato la dichiarazione indispensabile per accettare l’incarico secondo la quale non ha in corso alcun procedimento che violi le regole federali? Per quali motivi il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, non prende posizione e non si affida a collaboratori senza macchia? Esistono solo i soliti noti? La morale è semplice. Se Dondarini non aveva le stimmate per restare nella Commissione Arbitri Interregionale, non le ha neppure per presiedere la sezione di Finale Emilia. E ancora. Il presidente federale, Giancarlo Abete, non faccia il verso a Ponzio Pilato. Mi dicono che non fosse al corrente di ciò che s’è verificato a Finale Emilia, adesso lo è.

Ma altri sapevano.

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