Un romanzo di fantascienza ambientato nella realtà del 2011. Una trama degna di «Sfera» di  Michael Crichton. Un mondo sconosciuto di mostri marini, variopinte creature chimeriche e  quell'horror vacui degno del Gordon Pym di Edgar Allan Poe. Le cronache scientifiche si tingono  di avventura e ignoto in quel dell'Antartide, dove gli scienziati stanno indagando le profondità  di un tratto di oceano finora insondato.
 Tutto iniziò nel febbraio 2010, con l'apocalittica collisione fra due massicci iceberg  nell'Antartide orientale e il distacco di un lembo di ghiacciaio di Mertz lungo 78 km (una  superficie pari al Lussemburgo). La porzione di mare lasciata libera dopo millenni di  glaciazione, ha dato accesso ad un ecosistema del tutto nuovo, che circa 40 oceanografi  australiani e internazionali stanno indagando da mesi. Gli esperimenti, coordinati dalla  Divisione antartica australiana, aiuteranno a comprendere i fenomeni del cambiamento climatico. Gli scienziati, dopo aver visitato la regione, hanno calato decine di telecamere sottomarine  dove si trovava la lingua del ghiacciaio. E hanno scoperto nuove specie, fra cui spugne  multicolori e pesci, oltre a stelle marine giganti. È stata anche osservata una riduzione della  salinità dell'oceano attorno al ghiacciaio, e gli scienziati contano di poter studiare gli  effetti di questo evento naturale sulle correnti, e di usare le informazioni per formulare  previsioni sul cambiamento climatico.
 Un fenomeno geografico e ambientale di portata planetaria e che potrebbe insegnare molto sugli  abissi marini antartici, in gran parte ancora enigmatici. «Improvvisamente la geometria  dell'Antartide è cambiata», ha detto alla radio australiana Abc l'oceanografo Steve Rintoul che  ha guidato il progetto. «È stata una specie di esperimento naturale, in cui il distacco della  lingua del ghiacciaio non è stato causato dal cambiamento climatico». Fra i risultati biologici  non previsti, vi è stato il rilascio di 10mila metri quadrati di ghiaccio nell'oceano, quando ha  navigato alla deriva in acque più calde. La successiva liquefazione ha ridotto la salinità delle  acque facendo scattare un'intensa fioritura di fitoplancton, che per crescere ha bisogno di luce  e di sostanze nutrienti oltre a una piccola quantità di ferro, che solitamente discende con la  polvere dall'atmosfera. «L'antico ghiaccio aveva accumulato decenni di polvere di ferro, e  quando si è distaccato e si è disciolto, ha rifornito in una sola stagione il fitoplancton di  una dose fra 20 e 40 anni di ferro», ha spiegato Rintoul.
 Inoltre, il ghiaccio potrebbe costituire un ostacolo all'acqua densa e fredda ad affondare e,  quindi, alterare gli equilibri delle correnti profonde, con importanti conseguenze sul clima  mondiale.
L'apocalisse può attendere ancora.